Aulin 2.0

Aulin 2.0

L'emicrania del futuro. Blade Runner al sapore di paracetamolo. Ovvero un'attenta disamina del fenomeno delle lobby farmaceutiche internazionali ai tempi di Facebook.

29 Maggio 2013

Ho visto cose che voi non potreste nemmeno immaginare. Dice i raggi B, i bastioni di Orione, le porte di Tannhäuser? No, quelle no. O almeno, non ultimamente. È dal settembre del '90 che non tocco l'LSD. Però ho visto le menti migliori della mia generazione. O forse eran le peggiori? Non ricordo, non importa. Il problema è che non si riescon più a distinguere le une dalle altre. Per difetto, s'intende. Rimane il fatto che lo ho viste, giuro. Le menti della mia generazione, scrivere come status di Facebook:

Mal di testa, ti prego: vai via!

Pietà di loro

E allora ho pensato che dagli androidi che per addormentarsi invece di prendere un Valium provano a sognare pecore elettriche a giovani nerd che per combattere l'emicrania piuttosto che buttar giù un Moment Act invocano non precisate divinità a 8 bit tramite formule magiche di una banalità disarmante da stampare sulla bacheca di un social network il passo è breve. Ho pensato che il futuro è già qui, che ha deciso di non farci sconti, perché è arrivato sotto forma di democrazia diretta anche in farmacia. Ho pensato che sì, magari son solo tentativi estremi di gente disperata, ma se per caso dovesse funzionare? Se per una qualche coincidenza astrale questa nuova moda degli incantesimi online dovesse dare i suoi frutti?

Ecco. In un attimo ho visto la morte disegnata sulla faccia dei componenti dei CDA delle varie Bayer, Roche, Menarini, e ho avuto paura. Ho visto placidi medici di famiglia scrivere confusi sulla ricetta rossa l'indirizzo del loro account Twitter, aggiungendo un generico "al bisogno", incapaci di completarlo con una posologia riferita alle 24 ore o comunque a un periodo cronologicamente determinato, e mi sono intenerito. Ho visto crollare gli sforzi secolari di stimati professionisti del terrore medicale in un click, e ho avuto pietà di loro.

Lo status quo

Così ho mandato una mail alla dirigenza di Big Pharma per metterli in allarme riguardo all'apocalisse che mi ero figurato, che io sono uno che ultimamente, pur di non rischiare di passar per Grillino, son disposto anche a spacciarmi per un reazionario fanatico del mantenimento dello status quo. E mi vien niente male, la parte, giuro. Avrei fatto la mia porca figura al Congresso di Vienna, non fosse per questa camicia a quadrettoni aperta sopra la maglietta dei 65daysofstatic.

Comunque. Fuori dalle questioni di abbigliamento, mi ha subito risposto, molto cortesemente — come si diceva un tempo "a stretto giro di posta" — sir Andrew Witty, CEO di GlaxoSmithKline. È stato gentilissimo: mi ha ringraziato, invitandomi uno di questi venerdì verso le cinque del pomeriggio a prendere un tè nel cucinotto della sede italiana dell'azienda in via Zambeletti 15 a Baranzate, mi ha rassicurato, facendomi serenamente notare la conclamata volatilità del pensiero espresso tramite status update sui new media (linkandomi anche un paio di interessantissimi articoli presi da un blog di controinformazione odontotecnica che trattavano in maniera più che esauriente l'argomento) e mi ha detto di non preoccuparmi, dichiarandosi sicuro che tutti questi messaggi provocatori, tutti questi esorcismi digitali, tutti questi momenti, in generale:

Andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.

Cioè, lui in realtà ha scritto: «perduti nella timeline, come bustine di nimesulide in un bicchiere di acqua del rubinetto».

Ma io, 2mg/l di poesia citazionista ce li ho voluti infilare lo stesso. Nella speranza che non diano controindicazioni.

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