Sarebbe meglio dire mixtape, o ancora meglio cassettine compilate a mano, ma in formato mp3. Vade retro Spotify e algoritmi intelligenti. La realizzazione di una compilation è un'arte sottile. Ci sono tante regole. Innanzitutto devi renderti conto che stai usando la poetica di qualcun altro per esprimere come ti senti. È una cosa delicata. Alta Fedeltà l'avete visto tutti, no? Ecco.
Ian Brown senza gli Stone Roses, quel diavolo d'un Caso, i redivivi American Football, i Manchester Orchestra e l'Avversario: cinque pezzi buoni per ripigliarsi dopo le feste.
I Chemical Brothers, gli Ismael, Cesare Malfatti dei La Crus, Elena Tonra dei Daughter e Thomas Bangalter dei Daft Punk in solitaria: cinque pezzi buoni per aspettar le feste.
Kurt Vile, gli Esterina, i Desire, Giorgio Canali e i Giardini di Mirò: cinque pezzi buoni per vivere tutti (in)felici e contenti dopo la festa dei morti travestiti male.
Riccardo Sinigallia, gli Any Other, gli HEALTH con Soccer Mommy, Tess Parks con Anton Newcombe e pure Ron Gallo: cinque pezzi buoni per ripartire dopo l'estate.
Bonnie Prince Billy, Jeanne Added, Amnesia Scanner, Get Well Soon, Phantastic Ferniture: cinque pezzi buoni per rassegnarsi a stare in casa quando tutti sono in ferie.
Low, Spiritualized, Idles, Parquet Courts e HMLTD: cinque pezzi buoni per mettersela via e godersi comunque i mondiali di calcio anche senza l'Italia.
Chromatics, Young Fathers, Fuck, Rival Consoles e Peace: cinque pezzi buoni per affrontare le prime botte di caldo senza cali di pressione o panico da allerta meteo.
Eels, Soulwax, Snow Patrol, The Coral e Cabbage: cinque pezzi buoni per saltare da un ponte di primavera all'altro senza perdere l'equilibrio, come se niente fosse. Parkour!
Shame, Jon Hopkins, God Is An Astronaut, Chvrches e Moon Hooch: cinque pezzi buoni per celebrare la santa Pasqua come Iddìo comanda, ma senza che si monti troppo la testa.
Courtney Barnett, A Place to Bury Strangers, Unknown Mortal Orchestra, Insecure Men e Soccer Mommy: cinque pezzi buoni per proteggersi dall'ultimo colpo di coda dell'inverno, dice il meteo.
Decemberists, Dream Wife, Loma, Sweet Apple e B. Fleischmann: cinque pezzi buoni per superare quella farsa travestita e filante di stelle cartonate che è l'ennesimo Carnevale.
Sleigh Bells, Thunderpussy, Alex Cameron, U.S. Girls e Big Moon: cinque pezzi buoni per iniziare l'anno nuovo senza troppe paranoie, fioretti indigesti, né promesse da non mantenere.
Quando ci prendi gusto è difficile giocare al ribasso, e allora ecco le 70 canzoni che ci son piaciute di più (a Spineless) nel 2017, in un podcast mixato: cinque ore ininterrotte di musica che bisogna prender ferie per ascoltarle dall'inzio alla fine.
Fufanu, Pontiak, Oxbow, Formation e Elbow: quattro pezzoni e una bonus track natalizia per non dimenticare quest'annata, che tanto ha dato e ancora ha tanto da dare, in retrospettiva.
Wombats, Spoon, OK GO, Oh Sees e Black Rebel Motorcycle Club: cinque pezzi buoni per programmare l'attesa dell'inverno. Con drammattica fallibilità meteoropatica, s'intende.
Bloody Beetroots, Tin Woodman, Tove Lo, EMA e Ought: cinque pezzi buoni per sedurre ogni automa. Ma funzionano anche se siete fatti di carne e ossa. Soddisfatti o rimborsati.
Vessels, Grizzly Bear, Lali Puna, Com Truise e Joahnn Sebastian Punk: cinque pezzi che l'algoritmo probabilmente non vi suggerirebbe, e invece potrebbero essere la colonna sonora della migliore mezz'ora della vostra giornata.
Una pillola anticomiziale a base di Algiers, per quando vorresti fare la rivoluzione ma il culo ti pesa troppo e non riesci a staccarti dalla sedia, e allora la fai col culo degli altri.
Uno psicotico antidepressivo a base di Flaming Lips, per attenuare lo shock da rientro nel confronto con la vita quotidiana, perché se la realtà è quella che è allora è tempo di farsi un viaggio.
Lasciare mai, quest'anno si raddoppia! Ecco le 60 canzoni che ci son piaciute di più (a Spineless) nel 2016, in un podcast mixato: quattro ore ininterrotte di musica che vi faranno superare indenni anche il solito Capodanno.
Un sedativo a base di Hope Sandoval, per riequilibrare l'impatto di qualunque onda sulle nostre giornate e trovare il volume giusto per compensarne la risacca.
Un ipnotico a base di Adrian Nicholas Matthews Thaws, per imparare a sfangarsela giorno per giorno, un giorno alla volta, senza guardare troppo avanti, che oggi è già abbastanza.
E qui invece per quest'anno ci fermiamo a trenta: le 30 canzoni che ci son piaciute di più (a Spineless) nel 2015, in un podcast mixato: due ore ininterrotte di musica che in un mondo ideale dovrebbe andare in rotazione fissa su Radio 1.
Un'oppioide a base di Vessels, per quando scavare sul fondo del barile e infilare la testa sotto la sabbia e far finta di niente è l'unica soluzione praticabile.
Un antipsicotico a base di Gengahr, per superare le indecisioni di una stagione lunatica come la vita e trattenere il fiato in attesa di un meteo se non proprio più indulgente, almeno più prevedibile.
Una pillola ipnotica a base di Alt‑J, per quando vi renderete conto che state svanendo lentamente ed è già troppo tardi. Per rallentare il processo, o renderlo più sostenibile, almeno.
Un anestetico a base di Faint, per rimpiagere sul latte versato e tentare un'operazione last minute di rimozione totale del dolore, senza nessuna garanzia di riuscita dell'intervento.
Un anestetico a base di Shearwater, per trasformare ogni addio in un arrivederci, ogni falsa speranza in un appuntamento da non perdere, ogni mezza verità in un giuramento di sangue.
Un antipsicotico a base di Neon Lights, per combattere la comune credenza che divertirsi sia obbligatorio e che musica e ballo vadano per forza a braccetto. Su, non scherziamo.
Un oppioide a base di Flunk, per quando la calda, appiccicosa, umidissima afa estiva ti lascia privo di sensi e arrivare al tramonto pare un'immobile utopia polare.
Un anal-gesico a base di Munk e Peaches, per una nuova terapia del dolore che coinvolgerà principalmente, vostro malgrado, il delicato, innocente fondoschiena.
Un viaggio ad accesso casuale nell'universo Daft Punk, attraverso collaborazioni, remix e cover. Un successo annunciato, anzi no. Chiedete a quel tizio del Melody Maker.
Un antidepressivo a base di Daughter, per quando la neve si fa sabbia o viceversa e tutto quello di cui hai bisogno è una voce che ti dica che anche se niente va bene, va bene lo stesso.
Gli 883 e la nuova compilation Con Due Deca: ovvero l'arte di sedersi lungo il fiume e saper aspettare che passi il proprio successo quasi postumo, in Paese dove, prima o poi, si rivaluta tutto.
Sessanta playlist, una al mese, andate perse nell'etere come lacrime nella fibra ottica, direbbe il poeta cyberpunk. Mixtape virtuali di quei bei i tempi in cui internet uccideva il copyright.