Probabilmente un nuovo record nella storia delle compilation. Ecco le 120 canzoni che ci son piaciute di più (a Spineless) nel 2024, in un podcast mixato: quasi sette ore e mezza di musica ininterrotta che ascoltarla tutta insieme vi daranno per dispersi.
31 Dicembre 2024
Il mio analista dice che è tutto a posto, che non c'è mica da preoccuparsi. Che è un comportamento assolutamente da manuale, una reazione, una specie di forma di difesa che si ritrova nella maggioranza dei casi di studio. Almeno se consideriamo i suoi manuali e casi di studio, lui che c'ha giusto la terza elementare e una stimata carriera di operaio metalmeccanico alle spalle. Ma che ci volete fare: costava poco e pratica giusto sul pianerottolo sotto al mio. Come analista part-time post baby pensionamento, dico.
Ma insomma. Il fatto è che dopo un periodo in cui ci siamo sbizzarriti con mixtape di cento pezzi da cinque o sei ore in totale, quest'anno ho ascoltato molta meno musica. Perché? Non è che sia così importante: i motivi vanno al di là della mia specifica volontà, ma sconfinano sempre e comunque nel paniere dei cazzi miei.
Scusate, non volevo essere maleducato, ma solo estremamente riservato (come diceva il Pigozzi Carlo ogni volta che ti mandava in culo senza troppi complimenti): il confine tra le due cose è davvero labile e soprattutto complicatamente influenzato dalla sensibilità (altresì detta "coda di paglia") dell'interlocutore. In ogni caso — così, per non saper né leggere né scrivere — chiedo perdono.
Che poi, più che ascoltare sempre meno musica, il problema è che l'ascolto in maniera oltremisura superficiale rispetto a come vorrei. È una questione di tempo (sempre meno) e di offerta (sempre più estesa, ai limiti della decenza). E allora la prima impressione diventa impressione drammaticamente definitiva per cause di forza maggiore e tocca farsene una ragione: sempre meglio di niente, dopotutto. Disse la volpe all'uva.
Ma il punto è un altro. Il punto — e qui arriviamo a quel paradosso riguardo al quale il mio analista si è sentito di dovere di tranquillizzarmi — è che, dopo una una serie di anni in cui ci siamo sbizzarriti con mixtape di cento pezzi da cinque o sei ore in totale, trovarsi via via nella condizione di riuscire ad ascoltare sempre meno musica, uno dice bòn: quest'anno farai un mixtape di dieci o venti canzoni, o anche nulla. Ecco, manco per il cazzo.
Dice il mio analista che succede a tutti, nelle situazioni più disparate. Non ti è mai capitato, dice, di andare a far la spesa senza una lista dettagliata di quello che ti serve e — per non saper né leggere né scrivere — tornare a casa con millemila borse e il triplo delle cose di cui avevi effettivamente bisogno? È la comfort zone dell'indecisione nell'abbondanza della scelta senza vincoli, dice lui, che avrà pure solo la terza elementare, ma durante le pause pranzo in officina divideva la sua schiacciata alla mortadella con un tizio di Spedaletto che aveva lavorato qualche mese alla Müller Weingarten — l'azienda con la più lunga tradizione nel campo della produzione di macchinari della Turingia e sede a Erfurt, città Natale di Max Weber — e quindi, per osmosi, ne sapeva a pacchi di sociologia. Più che altro sociologia tedesca, ma che vuoi che sia: una vale l'altra.
E magari c'ha ragione, che stai a vedere è davvero quello che è successo anche a me, questa sindrome della comfort zone dell'indecisione nell'abbondanza della scelta senza vincoli, io che dopo una buona sfilza di sbizzarrimenti a suon di mixtape di cento pezzi da cinque o sei ore in totale, quest'anno ho ascoltato meno musica e pure in maniera assai più superficiale, ma alla fine della fiera — per non saper né leggere né scrivere — eccomi qui a piazzare una nuovo record playlistico con una pazza compilation di centoventi brani che ci son piaciuti (a me e al mio analista — che siam due, si sarà notato, che si abusa un po' dell'espressione "per non saper né leggere né scrivere", senza particolari rimorsi però) di più in questo 2024. Così, a una prima impressione che però è stata anche l'unica, quindi accontentiamoci.
Ci son dentro un sacco di animali (di cui uno particolarmente stanco): dei cani (o comunque qualcuno che abbaia), dei cavalli (uno bianco e uno non si sa di quale colore ma a cui è meglio non guardare in bocca), un paio di belle lupette, un bufalo di quelli che ci vuole almeno due settimane per acchiapparlo e un leone che si chiama Pedro. C'è Cleopatra, un ignoto messia, re Mida, il re di Svezia e Confucio, che però ormai c'ha una certa età e comincia a perdere colpi. Ma anche un'altra bestia non identificata e un prete. C'è una band che si chiama Cintura di Castità che ha scritto un pezzo sulle scie chimiche, e una band che si chiama Scie Chimiche che ha scritto un pezzo sui sicofanti, che a quanto pare pure loro vanno in Paradiso anche se non se lo meriterebbero, brutti infami.
Ma soprattutto, c'è la canzone più bella dell'anno, l'unica forse che è riuscita a ricavarsi la calma necessaria per confermare a pieni voti la prima impressione anche dopo ripetuti (e quando dico "ripetuti" intendo ripetuti) passaggi. Per non saper né leggere né scrivere l'ho messa alla fine, al penultimo posto della tracklist. Potete ovviamente skipparci subito, ma sarebbe veramente da ingrati, non raggiungerla per gradi, sorbendosi dall'inizio, passo per passo, tutte queste quasi sette ore e mezzo di musica ininterrotta.