La canzone più strana del disco più strano dei Radiohead. Il grande fraintendimento che, da più di vent'anni, avvolge Treefingers, svelato.
2 Ottobre 2020
Una canzone fatta solo con le chitarre. Cosa quantomeno buffa se si pensa che Kid A è passato alla storia come "il disco dei Radiohead senza chitarre". La morale è che se è vero che a generalizzare si fa peccato ma spesso ci si azzecca, non è questo il caso. Nonostante — in effetti, ad ascoltarle — sembrino tutto meno che chitarre.
Durante le session al Courtyard Studio si registra ogni cosa. Anche Ed O'Brien che cazzeggia con la Stratocaster e i pedali dei looper. I nastri capitano nelle mani di Tom Yorke, che li disseziona e li rimonta fino a tirare fuori — quasi dal nulla — una canzone fatta e finita. Non proprio il classico pezzo pop a base di strofa/ritornello, ok, ma una canzone molto più canzone di quello che sembra.
Eppure Treefingers è stata considerata per anni la traccia più strana del disco più strano dei cinque di Oxford: un inutile riempitivo trascurabile agli orecchi dei più. Suonata live un paio di volte in croce, è finita ben presto nel dimenticatoio. Il che rende ancora più ironico il fatto che Christopher Nolan l'avesse scelta per la colonna sonora di Memento.
E invece la sua importanza strategica va ben oltre le apparenze: divide l'album in due parti distinte, anticipando di non poco il ritorno hipsterico della voglia di vinile e del conseguente dualismo "lato A vs. lato B". Ci accompagna senza traumi dalla tundra artica di How to Disappear Completely all'isola perduta ma sorridente di Optimistic, suggerendo così una cosa non scontata: ovvero che un'operazione di reverse engineering dal post-rock post-umano di KidAmnesiac al post-grunge di OK Computer è tutt'altro che un'utopia (come dimostreranno poi In Rainbows e Hail to the Thief).
Improponibile come singolo, siamo d'accordo — giusto la finezza necessaria per rendere un disco da 9.1 un disco da 10.