Ve li ricordate i film? Giusto per capirsi, visto che oggi ogni concetto è ribaltato a partire dal monopolio dello streaming: i film sarebbero lunghe puntate uniche di una serie TV, che addirittura finiscono lì e non hanno un seguito (e quando hanno un seguito è quasi sempre colpa della Marvel e quasi mai una buona idea). Una volta, dovevi uscire di casa, per andare a vederli. Roba da non credere, eh?
Un personaggio così bizzarro che manco lo diresti che è crucco, con un talento tutto suo per danzare sul filo del ridicolo senza diventare mai la caricatura di se stesso.
Il sequel del capolavoro di Ridley Scott, Blade Runner 2049, non esce con le ossa rotte dal confronto con l'originale. Solo un po' di reumatismi dovuti al tempo di merda.
Questa volta Darren Aronofsky piscia di gran lunga fuor dal vaso e mette decisamente troppa carne al fuoco, per poi darla in pasto al grande pubblico ancora troppo cruda.
Avete presente Trainspotting di Danny Boyle? Ecco: stesso scrittore, stesso regista, stessi attori: non sappiamo niente dei cameraman, ma possiamo già definirlo un film a dir poco auto-citazionista.
Sono arrivati. Son roba strane da un altro mondo e fanno una gran fatica a farsi capire. Che messa così è un po' l'autobiografia di Denis Villeneuve, regista di Arrival.
Il nuovo film di Jim Jarmusch è come una poesia sul nulla, ma così tanto nulla, un nulla così grosso, pesante, pervasivo, invadente: un nulla così presente che sembra quasi pieno di poesia.
Il miglior breakdown di Cafè Society di Woody Allen risponde a una domanda a sorpresa: cosa c'entra Facebook con Laura Palmer e i vampiri di Twilight?
Cronenberg rilegge DeLillo a modo suo, ovvero con un film epilettico impossibilitato a convogliare un qualche concetto importante sul futuro, qualunque esso sia.
Il primo (e forse ultimo) lungometraggio di David Longstreth: un film adatto alla visione da parte di minori, a patto che i minori in questione siano completamente strafatti di LSD.
Nell'ultimo (speriamo) capolavoro di Lars Von Trier Maria Antonietta, Serge Gainsbourg e Donald Sutherland, con i loro gravi problemi in famiglia, si preparano alla fine del mondo. Previsto brutto tempo.
Brutto brutto brutto. Dico Cassandra's Dream di Woody Allen: una storia di fratelli che a raccontarla sembra più complicata di quel che è. In ogni caso finisce così.
Da un serissimo fumetto di Frank Miller un film che fa ridere per non piangere. Un circo splatter imbarazzante che nemmeno i freaks negli anni '30. Trecento, come i motivi per non vederlo.
Una recensione da poltrona della parrucchiera su quel film di Steven Shainberg che dovrebbe essere un ritratto immaginario di Diane Arbus e invece si perde in una intricatissima foresta di pelo.
Una recensione fatta col naso. Quella che avrebbe dovuto essere la storia di un assassino in un'atmosfera tutta essenze e aromi non si rivela all'altezza del libro che l'ha ispirata.
Una recensione breve e così criptica che chiamarla recensione pare un complimento immeritato. Ma non è che La stella che non c'è di Gianni Amelio meriti molto di più, ecco.
C'era una volta il cinema. Poi cosa è successo? Dove stiamo andando a finire? Va bene il progresso, ma sono solo io a sentire tutta questa puzza di bruciato?