Un antipsicotico a base di Neon Lights, per combattere la comune credenza che divertirsi sia obbligatorio e che musica e ballo vadano per forza a braccetto. Su, non scherziamo.
23 Settembre 2013
Divertirsi stanca. Divertirsi ci vuol talento. Divertirsi è una propensione naturale. Bravi a divertirsi si nasce, mica si diventa. Difficile, imparare a divertirsi. Soprattutto se l'alunno è di quelli che sarebbero anche bravi, ma non si applicano. Per esempio di quelli che ci piace la musica ma non ballano.
E allora questa pillola fa al caso vostro se:
Sintetizzata sulla base di oscuri principi attivi che si credevano ormai scomparsi e reintrodotti sul mercato nero (mai aggettivo fu più appropriato) da band carbonare come i giovani spagnoli Neon Lights (che fino a ieri non erano ancora riusciti a veder la luce del sole, chiusi come erano nel loro bunker foderato di nostalgia post-punk e new-wave a consumare i vinili dei Joy Division di papà), questa pill rappresenta al momento l'unico rimedio testato ed efficace per tenere sotto controllo le reazioni allergiche in tutti quei casi accertati di ipersensibiltà alla zuccherosità sonora di cui sopra.
Perché, se vogliamo, una volta tanto, essere obiettivi, nessuno è così idiota da pensare di poter curare un'innata infelicità dell'anima con una scala maggiore ad alto contenuto glicemico o di riuscire ad affrontare un bad trip complicato con una serie di accordi euforici e potenzialmente cariati: sarebbe come fare il bagno a Gabicce Mare d'inverno dopo aver ingoiato due porzioni di fritto misto adriatico. Congestione, si chiama. E vale anche per gli stati d'animo, soprattutto quelli scuri, recidivi e ricorsivi, che non possono e non devono essere sottovalutati tramite una banale terapia d'urto, ma vanno invece assecondati e accompagnati con note familiari, capaci di portarli qualche gradino sopra il fondo. Dove è di nuovo possibile ricominciare a scendere.
Ora, finalmente, al prossimo che vi accuserà di ascoltare solo musica triste, al tipo con gli occhiali di plastica colorata che vi chiamerà "zio", a quello che vi ribadirà per l'ennesima volta che se una canzone non è divertente non si può ballare e che se non si balla allora niente più è divertente, potrete sempre rispondergli, rigirando fra le dita il vostro blister nuovo di zecca: «Ma divertente un cazzo».
Ma chi c'ha più voglia di ridere. Ma siamo seri.