Una buona scusa per tornare

Una buona scusa per tornare

Un anestetico a base di Shearwater, per trasformare ogni addio in un arrivederci, ogni falsa speranza in un appuntamento da non perdere, ogni mezza verità in un giuramento di sangue.

9 Dicembre 2013

Anestetizzare gli addii, nessuno c'aveva provato fino ad adesso. Esclusa Trenitalia, s'intende: ma quelli si chiamano ritardi, arrivano a intervalli casuali progressivamente tendenti al sempre e contano sul principio attivo comunemente noto come giramento di coglioni per creare un diversivo che distolga l'attenzione sulla patologia in essere, la gestione dell'addio appunto. Non è anestetizzare quello, è solo un rimandare l'intervento, un prender tempo imbarazzato, un meschino gioco delle tre carte che non porta a niente se non a far accumulare un numero imprecisato di nodi in fondo al famoso pettine. Come la TRISE, ma privatizzata. Insomma, una cosa troppo subdola per poter essere efficacemente sintetizzata in una pillola dall'effetto universale e duraturo.

Perché ci siamo passati tutti, e a tutti ci è sembrato un morbo incurabile: quella portiera del lato passeggero che si chiude con un rumore sordo, quel nome del volo sul tabellone dell'aeroporto che si ribalta lettera per lettera in un'altra destinazione, quelle rotaie vuote sotto gli altoparlanti pre Guerra Fredda da cui esce l'annuncio metallico di un prossimo disagio che non è più il tuo. Anche perché riguarda il regionale 12582 proveniente da Brindisi e diretto a Squinzano (LE).

Shearwater the band

Compagni viaggiatori, unitevi!

Non è stato facile infatti trovarne la cura, e inevitabilmente ne è venuto fuori un farmaco complesso, stratificato, variegato nelle atmosfere, nei suoni e negli stati d'animo, un po' epilettico a modo suo, dagli effetti collaterali ancora imprevedibili e con un principio attivo a tutti gli effetti solo nominale, che mai riuscirebbe a sortire l'effetto desiderato senza l'interazione con le altre componenti di questa playlist, pur prendendo chimicamente il sopravvento a livello molecolare: gli Shearwater di Jonathan Meiburg, che quest'anno hanno deciso di regalarsi (o forse sarebbe meglio dire regalarci) il lusso di confutare in poco più di una mezz'oretta la cara vecchia equazione: disco di cover = mancanza di ispirazione. Mica poco.

Per rimanere in tema, non è un caso infatti che il titolo del loro ultimo lavoro sia Fellow Travelers, perché quando te ne vai una manciata di buoni compagni di viaggio (o quantomeno la possibilità di ricordare quelli che ti hanno tenuto compagnia nei viaggi passati) quasi compensa il fatto non trascurabile di non avere una buona scusa per andare.

Ecco quindi una piccola pillola da lasciare di nascosto nelle tasche mentre chiudiamo la valigia: maturerà nel corso del tragitto, verrà assorbita semaforo dopo semaforo, stazione dopo stazione, check-in dopo check-out e diventerà nel giro di poche somministrazioni il miglior antidoto contro ogni fuga, separazione o allontanamento: una buona scusa per tornare.

Note a margine
Questa pillola anestetica era stata originariamente sintetizzata nei laboratori di pilltapes.com e resa disponibile gratuitamente al grande pubblico sull'omonimo sito, dove ha salvato numerose vite prima che il boicottaggio messo su da Big Pharma a livello internazionale portasse alla chiusura del dominio e a un maxi-sequestro di pasticche musicali, poi scaraventate giù per il cesso della questura avendo cura di tirare più volte lo sciacquone. La riportiamo anche qui per questioni di sanità pubblica, completezza e perché Spineless è come il maiale: non si butta via nulla. Ma soprattutto per non dimenticare, a perenne memoria di tutti i treni persi, di tutti i ritardi subiti.
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