Tutti i luoghi comuni nascosti nella festa più amata da grandi e piccini, in un'unica polemica piena di rime involontarie, alla faccia di Gianni Rodari.
25 Dicembre 2013
Natale è un panettone ripieno di aghi di abete alla mensa comunale. Quella con la fila di gente stracciata, mentre nel palazzo di fronte, il pranzo della famiglia Marangoni pare un baccanale.
Natale è un albero di cotechini rappresi spuntato in un mare di lenticchie scotte e spumante scadente che sa di acqua minerale.
Natale è una Guerra Fredda coi parenti, la tombola collettiva forzata il suo arsneale post-prandiale.
Natale è un torrone di luci lampeggianti lungo il vecchio viale. Le signorine in minigonna e calze a rete, nonostante il freddo, loro che le ferie non le vedono nemmeno col canocchiale.
Natale è una carie nei denti di pungitopo di un pupazzo di neve. Sciolta, perché han buttato il sale. Almeno a livello iconografico, perché ormai, causa cambiamento climatico, a Natale fuori cantan le cicale.
Natale è una forma politicamente scorretta di centro commerciale. Anche se il Grande Centro, politicamente parlando, ormai non esiste più, nemmeno a Natale.
Natale è stanchezza: tutti i santi anni, Natale è uguale.
Natale è nasconderlo bene, parecchio bene, ma volersi male.