Atarassia utopica d'urgenza

Atarassia utopica d'urgenza

Un anestetico a base di Faint, per rimpiagere sul latte versato e tentare un'operazione last minute di rimozione totale del dolore, senza nessuna garanzia di riuscita dell'intervento.

14 Maggio 2014

Con quell'inutile strumento noto ai più come "senno di poi", diciamo che era inevitabile: poteva solo andare peggio. Dopo avervi esortato ad assecondare i vostri istinti oscuri, dopo avervi spinto, giustificandole clinicamente, lungo le vostre parabole discendenti, dopo avervi fornito gli strumenti per farlo, era praticamente certo che qualcuno si facesse prendere la mano, sperimentando così quel ribaltamento di sintomi che avevamo in parte paventato. È la dose che fa il veleno, diceva Paracelso, e il lato buio che abbiamo in noi altro non aspettava che un induttore enzimatico che modulasse quella reazione catalitica necessaria per venir fuori e contaminare l'ambiente esterno. Voci malvagie dentro la testa, incubi, terrore e pensieri di morte, istinti omicidi ripetuti e flussi ematici in cui affogare senza trattenere il fiato.

Colpa nostra, in parte, forse. Ma le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni, tanto per citare anche Oscar Wilde, uno che di prendersi le proprie responsabilità gliene è sempre fregato poco più di un cazzo.

In ogni caso, ci siamo lo stesso sentiti in dovere di intervenire in extremis, nella viva speranza che non sia troppo tardi. Ecco qua infatti una pillola compensativa e riparatoria che — almeno stando ai primi risultati — dovrebbe favorire la drastica estrazione (senza ombra di dubbio non certo indolore) di qualunque impulso distruttivo e/o autodistruttivo generato dall'abuso del farmaco precedente.

The Faint band

Cintura nera

Il principio attivo non potevano che essere i Faint, epilettica band di Omaha che annovera nella sua discografia album dai titoli a dir poco evocativi in questo senso come Danse Macabre, Wet From Birth e l'ultimo, splendido, Doom Abuse. Non a caso faint significa anche stordimento, perdita di conoscenza, ovvero proprio quello stato più o meno transitorio in cui ti ritrovi quando qualche balordo ti colpisce alla nuca con un grosso randello, quando dei sedicenti alieni ti lobotomizzano con un raggio laser di un verde fluo molto vintage, quando hai perso troppo sangue dopo che un'isterica giapponese ti ha piantato un coltello da sushi nella schiena, quando cerchi di seguire armato di razionalità gli interventi di Vito Crimi in parlamento. Così i Faint, qui, diventano allo stesso tempo principio attivo e primo (e più rischioso) effetto collaterale: perché una volta rimosso tutto il male che abbiamo dentro, nessuno ci garantisce che non rimanga di noi poco o niente, se non deboli impulsi vitali e un senso di disorientamento più simile al coma che al paradiso.

Il foglietto delle avvertenza è in questo caso infatti più grande della confezione: questa è forse la prima volta in cui una nostra pillola presenta più controindicazioni che benefici effetti assicurati. La prima volta, forse, in cui non garantiamo nulla: incrociamo le dita con voi e che qualcuno ce la mandi buona. In altri termini è una pillola da prendere a vostro rischio e pericolo. Ma d'altra parte, come potrebbe essere diversamente? Dopotutto la patologia è di quelle che pur di eliminarla ti attaccheresti anche piccole percentuali di speranza. Come Renzi col Movimento Cinque Stelle, ma più pulp.

Perché si sa, e nel 99% dei casi è vero: music will save us from ourselves. Ecco, questa è la pillola che, senza pensarci troppo, bisogna arrischiarsi a prendere in quel raro, drammatico 1% rimanente: quel caso in cui, come ci ricordano i SUUNS in chiusura:

Music won't save you.

Note a margine
Questa pillola anestetica era stata originariamente sintetizzata nei laboratori di pilltapes.com e resa disponibile gratuitamente al grande pubblico sull'omonimo sito, dove ha salvato numerose vite prima che il boicottaggio messo su da Big Pharma a livello internazionale portasse alla chiusura del dominio e a un maxi-sequestro di pasticche musicali, poi scaraventate giù per il cesso della questura avendo cura di tirare più volte lo sciacquone. La riportiamo anche qui per questioni di sanità pubblica, completezza e perché Spineless è come il maiale: non si butta via nulla. Ma soprattutto per non dimenticare, a perenne memoria che non sentire nulla è sempre meglio che sentirsi male.
Modernismo svizzero post-punk
Piccola Cavriago