Un antidepressivo a base di Daughter, per quando la neve si fa sabbia o viceversa e tutto quello di cui hai bisogno è una voce che ti dica che anche se niente va bene, va bene lo stesso.
17 Marzo 2013
Giugno è un sogno possibile, indubbiamente. Ma per ora sogno rimane: l'anticiclone gira alla larga e questo marzo sembra voler far diventare, contro ogni buona abitudine, febbraio il mese più lungo dell'anno.
Eppure non tutto il gelo vien per nuocere, perché questa coda lunga dell'inverno ci lascia in dote uno dei potenziali dischi dell'anno, nonché il principio attivo di questa pillola musicale: i Daughter sono un trio di Londra che potrebbe ben presto rubare la scena ai concittadini XX, vista la nonchalance con cui ha appena calato sul tavolo un album come If You Leave, di una bellezza semplice e scheletrica, perfetta per accompagnarci in questa passeggiata a piedi nudi su una spiaggia innevata.
È una compressa sintetizzata a partire dai cristalli, quella che stiamo per inghiottire: siano essi i cristalli del sale sciolto nell'acqua della risacca oppure quelli dei fiocchi di neve che coprono il bagnasciuga, difficile dirlo. Non è infatti un caso che tra sale e neve, a una prima occhiata, non ci sia tutta questa differenza: devi assaggiare per scoprirla, e poi aspettare un attimo, rischiando l'unica vera controindicazione plausibile, ovvero un principio di assideramento, che d'altro lato però è a sua volta la miglior forma di analgesico contro tutti gli altri dolori avanzati.
I Daughter questo lo sanno bene, e infatti usano la voce di Elena Tonra per partire a scioglierci dall'interno, ma fermandosi giusto un attimo prima della superficie, a dirci che il rumore di un'impronta non è mai stato così soffice. Neve o sabbia che sia.