Un mistero tutto italiano, o forse una dimenticanza, o una complessità burocratica. Comunque, una cosa che non si spiega. Strano che nessuno c'abbia mai fatto caso.
14 Ottobre 2009
Ci son passato l'altro giorno durante uno dei miei innumerevoli trasmigramenti mensili Milano-Toscana (un qualunque posto della Toscana) e ritorno e tocca spiegar perché, ora.
Per chi non lo sapesse la Toscana è un posto che qualunque posto di quel posto è meglio di Milano. Milano è un posto che uno appena può prende la macchina e va in Toscana.
Io ne farei anche a meno — di spiegar perché, dico — ma poi uno dice come mai uno che si fa Milano-Toscana e ritorno entra in autostrada al casello di Piacenza Nord invece che a Melegnano oppure, che ne so, a Chiusi-Chianciano?
Melegnano è un posto che finisce Milano, grazie a Dio (anche se non sembra mica), mentre Chianciano Terme è un posto che ci son solo alberghi, che uno dice dai scherzi: no, non scherzo per un cazzo invece, solo alberghi a Chianciano. Per quello l'hanno messo insieme a Chiusi, che sennò gli abitanti — gli abitanti di Chianciano, dico — non sapevan dove vivere, che star tutta la vita in albergo quando c'hai lo stipendio di un metalmeccanico non ce la fai mica: son soldi, viver tutta la vita in albergo. E poi vuoi metter la soddisfazione di dire a tua figlia, quando a tredici anni ti torna a casa alle quattro di mattina con le calze strappate e il rossetto tutto storto sulla bocca cantando "quindici uomini, quindici uomini sulla cassa del morto, yo-oh, e una bottiglia di gin", vuoi metter la soddisfazione di dirci, a quella zoccoletta di tua figlia tredicenne, dicevo, questa casa non è un albergo?
Ma insomma.
Farsi innumerevoli volte i trasmigramenti Milano-Toscana e ritorno tocca far l'A1, non ci son santi.
L'A1 è un posto che si sta fermi: o fermi perché s'è fatto un incidente o fermi a far la fila dietro uno che ha fatto un'incidente — delle due, si risparmia più tempo nel primo caso, dirla tutta. L'A1 sarebbe l'Autostrada del Sole — sì, dico io, bloccati sull'Appennino tra Roncobilaccio e Pian del Voglio con un metro di neve e trenta TIR intraversati sulla carreggiata in discesa: sole una sega, dico io.
Solo che far l'A1 tocca — come ho appena detto che guarda te per spiegar le cose uno deve pure ripetersi io che non lo sopporto ripetermi per spiegar le cose — appunto star fermi e va bene che chi va piano va sano e va lontano, ma chi sta fermo non va da nessuna parte, al limite invecchia e col passar del tempo non è più nemmeno tanto sano: che si sa, l'anzianità, gli acciacchi, quelle cose lì.
Sconsigliato, star fermi sull'A1, mio modesto parere.
Allora uno che fa?
Eh. Allora uno quei giorni che proprio c'ha le balle girate ancor prima di imboccarla l'A1, dice sai cosa, mi faccio la via Emilia.
Dice mio nonno che quando eran giovani c'era un tipo, un certo Gustavo di Borgo a Buggiano, che un giorno disse sai cosa, mi faccio la zia Emilia — ma quelle eran storie d'incesti d'altri tempi, m'è tornata in mente solo per l'assonanza, che è una cosa che ti frega l'assonanza, soprattutto se sei mezzo sordo come mio nonno o c'hai l'orecchio troppo sensibile come me. Comunque, la via Emilia sarebbe la SS9, ma io queste sigle nazifasciste non ci voglio nemmeno pensare, ecco.
Perché la via Emilia è un posto bellissimo (non come la Toscana, ma tocca accontentarsi): è un posto che ci sono i semafori, la via Emilia, ma si procede comunque più spediti che sull'A1, dove — come spiegavo poc'anzi e mi ripetevo ancor meno poc'anzi — non puoi far altro che rimanere fisicamente e filosoficamente impigliato in quel caso particolare del moto rettilineo e uniforme che è appunto lo star fermi inchiodati in un punto come Nostro Signore Gesù Cristo sulla croce. Pace all'anima sua, poi mi sciacquo subito la bocca chiamar in causa Gesù Cristo signore nostro per una questione tanto triviale, promesso.
Ci sono un sacco di paesini dai nomi suggestivi, lungo la via Emilia: Pontenure, Cadeo, Roveleto, Fontana Fredda, Alseno, Parola, Ponte Gambino, Sanguinaro, Molinetto, Case Massi, Ponte Taro, Crocetta, Ponte Enza, Calerno, Gaida, Cadè, Cella, Pieve Modolena, Rubiera, Marzaglia, Cittanova, Fossalta, Pilastrello, Cavazzona, Ponte Samoggia, Palazzina di Sopra.
Palazzina di Sopra è il mio preferito, sembra il nome di un condominio, mica di un agglomerato urbano più o meno esteso.
Ma anche tipo Anzola o Lavino di Mezzo, ora non sto qui a dirli tutti che poi ci si annoia e uno dice ma guarda questo per allungare il post c'ha messo tutti i paesini della via Emilia: non vorrei mai che poi uno pensa una cosa del genere, proprio io che son tutto un rifrullo, un vulcano, una fucina d'idee — figurarsi se mi metto a trafficar con trucchi così di bassa lega per allungare un post, che poi chi l'ha detto che i post devono esser lunghi? Possono esser anche corti i post anche se poi al giorno d'oggi se fai i post troppo corti poi ti dicono questo potevi metterlo su Twitter e per uno che fa i post sentirsi dire questo potevi metterlo su Twitter è la cosa più deprimente che si possa sentir dire, questo potevi metterlo su Twitter.
Twitter è un posto di poche parole, prevalentemente inutili.
E un sacco di santi, ci sono, sulla via Emilia: San Pancrazio, San Maurizio, San Nicola, Sant'Ambrogio, Sant'Anna, San Lorenzo, Sant'Ilario. Ora non sto qui a dirli tutti che poi mi tocca sciacquarmi la bocca un altra volta, tirar in ballo tutti i santi di Nostro Signore Iddio per una roba così, sempre sia lodato, solo per allungare il post e non sentirsi dire questo potevi metterlo su Twitter. Mi vengono i brividi solo a pensarci, sentirmi dire questo potevi metterlo su Twitter.
C'ha solo un problema, la via Emilia: a Piacenza finisce. O inizia, dipende dai punti di vista.
Che a proposito — non a proposito di Piacenza, a proposito dei punti di vista, dico — mi ricordo sempre il mio insegnante di scuola guida, Moreno si chiamava il mio insegnante di scuola guida, che mi diceva «gira a sinistra», e io «a sinistra di chi?», e lui «a sinistra imbecille», e io «sinistra rispetto a cosa?», e allora poi a Moreno, che era uno sveglio ma con la quinta — la quinta elementare, dico, come istruzione, non ci imbrogliamo con le marce della macchina ora che stiamo a parlar di scuola guida, che la scuola guida qui è solo un pretesto per parlar di grandi verità cosmiche come il fatto che nella vita servon dei riferimenti altrimenti uno poi si confonde e non sa più qual è la destra e la sinistra e allora poi è un attimo far la fine di Mastella o Capezzone che, perdonatemi lo squallido gioco di parole, non ci si raccapezzan più e vanno un po' di qua e un po' di là, me mi pareva una cosa importante da specificare questa, che far la fine di Mastella e Capezzone, meglio Twitter guarda, che far quella fine lì, siam tutti d'accordo su questo, spero — ci giravano subito i maroni a Moreno, dicevo, sentirmi chieder sempre a sinistra di cosa a sinistra rispetto a che, e gli si leggeva in faccia che lui non c'aveva la minima voglia di invischiarsi in una discussione sui sistemi di riferimento inerziali e non con uno del liceo scientifico e allora mi diceva, Moreno coi maroni girati, «ma vai un po' dove cazzo ti pare» — e io prendevo la via Emilia.
Che poi, esser pignoli, ci sarebbe pure da dire che Moreno era comunista fino ai pistoni, che se era per lui l'autoscuola dell'ACI c'avrebbe avuto le Trabant invece che le Punto e quando uscivi con lui per le lezioni di guida diceva sempre gira a sinistra solo perché lui la parola destra non gli riusciva nemmeno pensarla, figurarsi pronunciarla, e allora poi finivi per girare in tondo e tornar subito al punto di partenza, che non era granché, come lezione di guida, non so se ci siamo spiegati, ma questa è un'altra storia, che c'avrebbe pure una morale che sarebbe che le estremizzazioni non portan mai da nessuna parte. Perché sì, come lezione di guida non era granché, ma invece come lezione di vita me mi pareva una gran lezione, solo che ora non vorrei passar per quello che sta qui a far la predica, non sia mai, guarda, meglio Twitter che star qui a passare per uno che vuol far la predica, io, quindi torniamo a noi, come si suol dire con un'espressione un po' incosciente che presuppone l'esser andati da qualche altra parte quando invece non ci siam mai mossi di qui.
Insomma finisce, o inizia, non so, la via Emilia. Però qualunque cosa faccia succede a Piacenza.
E allora che può fare uno, a quel punto? Nulla può fare. Tocca rimboccarsi le maniche di santa pazienza ed entrar nell'A1. Che dico, non vorrai mica passar per tutti quei paesini dai nomi assai meno suggestivi quali Codogno, Guardamiglio, Secugnago, Tavazzano con Villavesco, Sordio o Vizzolo Predabissi?
Per dire, Vizzolo Predabissi me mi par più una presa per il culo che una vera e propria zona edificabile a norma di legge — con tutto il rispetto per tutti e due gli abitanti di Vizzolo Predabissi che son sicuro son entrambi bravissime persone, s'intende.
Incontrar tutti quei santi bauscia come Sant'Angelo Lodigiano, San Giuliano Milanese, San Donato Milanese, gente prega con la "e" aperta e che sembran già pronti e canonizzati per un horror di serie B del tipo, che ne so, Traffico (intenso) di sangue 3D nell'hinterland meneghino: una roba da farsi il segno della croce ad ogni dosso detto anche dissuasore di velocità?
Non se ne parla proprio. Tocca prender l'A1.
Questo, giusto queste due righe, per dire perché ci son passato l'altro giorno durante uno dei miei innumerevoli trasmigramenti, dal casello di Piacenza Nord.
Questo, queste poche parole, per dire che non ci volevo credere, io, quando proprio a due passi dal casello di Piacenza Nord, con gli occhi un po' tristi perché abbandonavo la via Emilia per immettermi titubante sull'A1, con gli occhi tristi ma ancora lucidi che non era un miraggio: no, non era un miraggio il cartello "Provincia di Lodi" che mi son trovato davanti.
Questo, solo questo paio di considerazioni semplici e lineari, per dire ma cioè non so ho reso l'idea della mia sorpresa nello scoprire che non ero ancora arrivato a Piacenza Nord e già mi facevan finire la provincia di Piacenza e mi mettevan lì all'improvviso quella di Lodi. Ancora non me ne ero fatto una ragione, di quella storia lì della via Emilia e dell'A1, che già mi troncavan così senza autorizzazione l'Emilia Romagna e mi sbattevano senza previo avvertimento o raccomandata A/R in Lombardia.
Io che pensavo di aver ancora qualche metro per abituarmi all'idea. Io che pensavo di aver ancora diritto a qualche metro per abituarmi all'idea.
Ora dico. Va bene che in Emilia quelli che stan nel mezzo, lontano dai confini, si senton più Emiliani di quelli che stan, per così dire, sui bordi. Va bene che quelli, che ne so, di Bologna dicono che già quelli di Fiorenzuola son milanesi, figuriamoci quelli di Piacenza.
Va bene tutto.
Ma prendersi queste libertà, in barba al catasto, all'unità d'Italia, a Garibaldi e ai Farnese, mi par sinceramente troppo.
Avessero fatto ricominciar subito Parma, avrei anche capito. Ma Lodi, cristo santo.
E allora deve esser colpa di tutte quelle province venute su come funghi negli ultimi anni, ho pensato.
Che una volta esser una provincia era una cosa da pochi, c'eran delle signore città, che eran province, e le altre no, le altre eran comuni, frazioni, paesi e paeselli: c'era mica niente di male, ma era giusto così. Al giorno d'oggi invece sembra che possan diventar provincia tutte, sembra che basta chiedere voglio diventar provincia e subito ti dicon certo ci mancherebbe, prego facciam subito partire la pratica.
E così poi vengon su quelle province che non l'avresti mai detto, e poi finisce che pur di far provincia si forman addirittura le coalizioni.
Le coalizioni son una roba che ci piace tanto a Mastella e Capezzone: pensa te che fine, le province, far la fine di Mastella e Capezzone.
E allora fan le province associate, come che ne so, le province doppie, per esempio Forlì-Cesena, Olbia-Tempio, o peggio ancora quelle triple tipo la provincia d'origine di Batman, la bat-provincia Barletta-Andria-Trani. O come la più assurda di tutte che, parer mio, è Monza-Brianza, che è una provincia che non son nemmeno due città, ma una città e un non so cosa, una città e una zona: una contea avrebbero detto nei tempi andati.
Deve esser per quello, sì, ho pensato. Che anche Lodi (con Prato, che nessuno ha ancora capito perché, Rimini, quella grazie al Cocoricò, credo, e Lecco, quella per via dei Promessi Sposi, immagino) è una di quelle province che si sono inventati negli ultimi anni.
Che poi ci sono anche i lati positivi, bisogna ammetterlo, con queste province moderne, soprattutto con Rimini, perché ora il primo che vuol far il sapientone e mi dice che il Cocoricò è a Riccione io ci dico subito che Riccione è in provincia di Rimini e ci tappo la bocca — o volete far diventar provincia anche Riccione?
Insomma anche Lodi è una di quelle province che i signori del Risorgimento, i carbonari, Mazzini, Verdi e Camillo Benso conte di Cavour non gli sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello, far diventar provincia Lodi.
Ma, dico io, va bene tutto, va bene anche Lodi. Però almeno prendetevi l'impegno di non farla sconfinare in Emilia. Anzi dico, va bene tutto che oggi voglio esser buono e conciliante come non mai: fatela pure sconfinare in Emilia. Però prendetevi almeno la briga di cambiar nome al casello: chiamatelo, che ne so, Lodi Sud. O San Rocco al Porto Est. Che almeno uno si prepara psicologicamente: lo sa.
E invece questi tizi qua, questi loschi figuri che disegnan le province al giorno d'oggi, devono aver pensato sai che fatica cambiar nome al casello di Piacenza Nord, cambiar le scritte su tutti i cartelli, su tutte le mappe stradali, avvertir tutti gli speaker di Isoradio 103.3 informazioni sul traffico 24 ore su 24, che due maroni devono aver pensato.
E poi gli automobilisti, devono aver pensato, pensa agli automobilisti che ormai sono abituati a dire «cara ritardo anche stasera, son fermo in coda tra Piacenza Sud e Piacenza Nord» quando invece son con l'amante al Grand Park Motel, poi ci tocca cambiar abitudini agli automobilisti e dire:
Avran pensato quelli che fan le province: son gente abitudinaria, gli automobilisti, meglio non cambiarcele le abitudini agli automobilisti.
E poi sai che fatica, e poi come lo gestisci il fatto che se cambi il nome a Piacenza Nord poi non ha più ragione di esistere Piacenza Sud, che vuoi, che cambiamo il nome anche a Piacenza Sud che la facciam diventare solo Piacenza? Ma ci faccia il piacere, avran pensato.
Tutti questi cambiamenti, non siam mica pronti noi italiani a una serie di cambiamenti del genere tutti insieme: che due maroni, un po' li capisco anche, quelli che son lì a inventarsi le province negli anni 2000.
Un lavoraccio, inventarsi le province in questi cazzo di anni zero.
E poi avran pensato, figurarsi. Lasciam tutto così e continuiamo a scriver messaggini su Twitter. Figurarsi, avran pensato. Lasciam tutto così. Che tanto, chi vuoi che se ne accorga?
Io, brutti maiali.