Quel che rimane dell'amore, sopra le foto di Jo Broughton, che ha ben pensato di immortalare i set dei film porno, subito dopo che son finite le riprese.
8 Febbraio 2016
Se fossimo su Instagram lo chiameremmo #postpornporn, e si sarebbe già ritagliato la sua nicchia virale galleggiando a vista in mezzo al solito mare di #cloudporn, #foodporn e #whaterverporn.
Ma vi vedo lì, già a dir poco affogati da ondate di gattini batuffolosi, cieli disegnati di cirri, cumuli e nembi e immagini di piatti in macro fotografati bene quanto cucinati male, volontariamente arresi di fronte al filtro con più alto engagement rate, prigionieri della vostra personale e infinita ricerca dell'hashtag definitivo, e allora voglio raccontarvi un'altra storia.
Una storia d'amore, o meglio, la storia dell'amore andato: la storia dell'amore andato che andava di fretta e che quindi ha lasciato la porta aperta, le luci accese e la monnezza sul tavolo. La storia dell'amore che fugge, perché — si sa — in amore vince chi fugge e non scende la monnezza, e allora voglio raccontarvi un'altra storia: la storia dell'amore fuggito senza lavare i piatti né abbassare la tazza del cesso, e fortuna che su Airbnb il soggiorno si paga subito altrimenti ci avrebbe inculato anche i soldi.
C'è un sacco di amore in questi set.
La storia dell'amore che resta, di quel che resta dell'amore a chi resta perché — si sa — in amore chi resta non vince, al massimo pareggia e poi perde ai rigori, e allora voglio raccontarvi un'altra storia: la storia di quando l'amore non basta e non resta che attaccarti alla luce ancora accesa che filtra da sotto la porta ancora aperta, all'odore marcio della monnezza sul tavolo coperto di piatti ancora sporchi quanto la tazza del cesso inesorabilmente su come l'amore impiccato sulla cima del pozzo. Attaccarti a quello che avanza di quell'amore pazzo, perché l'amore avanzato è come un morto in casa (o un pisano all'uscio): dopo tre giorni puzza.
E allora voglio raccontarvi un'altra storia: la storia dell'amore subito dopo l'amore ma sempre in tempo prima della data di scadenza, perché la storia dell'amore scaduto è troppo sadica per essere vera, e allora per non correre il rischio voglio raccontarvi un'altra storia ancora. La storia dell'amore cristallizzato in quell'attimo di amore finito, andato, fuggito ma ancora percepibile e percepito, nei luoghi dove l'amore si è consumato e impregnato, teatrale e scenografico come non mai ad alimentare il ricordo dell'amore mai dimenticato, l'amore amarognolo e amareggiato per quel retrogusto ineluttabile di melacholia nynphomaniaca di larsvontrieriana memoria, che ci lascia senza fiato.
L'amore censurabile ma non censurato, in una storia d'amore vietata al minore di quel tempo andato e lontano: quegli indimenticabili anni '90, gli anni d'oro del porno americano.
Perché no, non fatevi fregare: qualcuno proverà a raccontarvi la storia di una sedicente studentessa d'arte dell'Essex, che lavorò come assistente in uno studio di film hard a causa (o grazie a) un equivoco amministrativo. La storia di una ragazzina un po' naive che rimaneva oltre l'orario consigliato dal sindacato per rubarsi qualche immagine di set vuoti e abbandonati. La storia di Jo Broughton, che ora con quella roba ci fa le mostre che ci va anche la gente famosa a vederle.
Si trattava di un ambiente molto creativo.
Ma io no.
Io, in fin dei conti, voglio raccontarvi un'altra storia.
La storia triste di quella fotografa guardona che non riusciva mai ad arrivare in tempo, e allora si è inventata questa storia incredibile dell'inaspettata bellezza del porno un attimo dopo.