Ricamindie

Ricamindie

Più che ferro e vino, ago e uncinetto. Il nuovo di Sam Beam è un disco che pare il centrino di nonna: ricamato a mano secondo un'arte antica, quasi a occhi chiusi, senza timori né tremori di sorta.

7 Settembre 2017

Sam Beam è uno di quelli che non ti deludono mai: se ti piace il genere — poeta rurale con più barba che capelli, pastrano troppo largo buttato sulle spalle e chitarrina troppo corta appesa al collo, cantore di quell'indie-folk so USA che in qualche modo ha a sua volta contribuito a creare in quei cazzo di anni zero — con lui cadi sempre in piedi anche a scatola chiusa. Uno di quelli che nemmeno mai ti stupiscono più di tanto, a voler essere onesti, ma in tempi bui come questi, avere qualcuno che si offre volontario per il ruolo di sciarpina grezza sferruzzata a mano dalla nonna dentro la quale trovi esattamente il nido calduccio di cui hai bisogno per superare i seppur miti inverni della Sud Carolina, non è cosa da poco.

Il cantautore americano dimostra, tra un taglio e un cucito, di non aver mai perso né il filo né l'ago del discorso.

Sono passati quattro anni dall'ultimo disco di Beam a nome Iron & Wine (se si escludono le due uscite in collaborazione con Ben Bridwell e Jesca Hoop tramite le quali abbiamo scoperto una sua insolita vena baroque-pop — con l'uno dipinto male a tempera davanti a due birre da quattro soldi, con l'altra bruciacchiato e affumicato come sterpi della brughiera) e con Beast Epic — sesto album in catalogo — il cantautore americano è come provasse a chiudere un simbolico cerchio. In tutti i sensi: non solo infatti esce di nuovo per Sub Pop, ma rinuncia ufficialmente a ogni tentativo di rifuggire il cliché di folkie evoluto che si prende troppo sul serio e riscopre una potenza e una bellezza pre-rivoluzione industriale, quella della casalinga che lavora al nero da casa, maestra di un utilizzo parsimonioso di ferro e spago, tornando agli arrangiamenti minimali che hanno caratterizzato gli inizi della sua carriera e dimostrando — qualunque siano i tagli sartoriali che sceglierà di indossare negli anni a venire — che in realtà non ha mai perso il filo (e nemmeno l'ago) del discorso.

Filo che — con un certo autocompiacimento quasi kinky — si bulla di saper ancora intrecciare anche bendato, conscio che la vista, dei cinque sensi più famosi, è quello più suggestionabile e quindi — se si vuole davvero tornare alla purezza delle origini — è meglio escluderlo dal conto e ripartire da un punto croce pulito e fresco, tratto distintivo di un disco ricamato a mano ma con gli occhi chiusi, senza incertezze, tremori o timori di finire così.

Meglio soli che ben accompagnati
Pubertà