Hip-pop neoclassico

Hip-pop neoclassico

Seconda uscita sulla lunga distanza per Santigold: un disco imperiale e imperialista che prova a resuscitare un maestro del neoclassicismo.

1 Agosto 2012

Sono ormai passati quattro lunghissimi anni dal disco d'esordio di Santi White (in arte Santogold), che subito, grazie anche a una super-produzione condita di grandi nomi, l'aveva catapultata nell'Olimpo delle rriot girls dell'hip-pop annacquato.

Anche con questa seconda fatica la ragazza (che nel frattempo è stata costretta a cambiare una vocale nel nome a causa di tutta una serie di beghe legali) conferma la suddetta tendenza (un po' paracula, ma efficace) a circondarsi di gente famosa (e capace) dietro la consolle di studio, tendenza che, con questo album, viene portata adirittura all'estremo: Santigold qui infatti esagera e — accanto ai soliti Diplo e Switch (a cui in questo caso si aggiungono anche Boys Noize e Buraka Som Sistema) — chiama alla produzione artistica niente di meno che il grandissimo Jacques-Louis David (da non confondersi con l'altrettanto noto Jean-Louis David, per quanto bisogni ammettere che la White ha sempre dimostrato di essere più attenta al trucco che alla musica).

Dopo secoli di silenzio artistico infatti il maestro del neoclassicismo torna sulle scene per collaborare a Master Of My Make-Believe e questo è in fin dei conti il principale (se non l'unico) merito della cantante newyorkese. La presenza del David infatti dà lustro a un disco senza fantasia che poco si discosta dal precedente, perché — inutile negarlo — la classe non è acqua (e tantomeno acquarello) e l'ormai duecentosessantaquattrenne illustratore francese se la cava ancora discretamente (nonostante David Letterman giuri che in un fuori onda del suo popolare show l'artista si sia lasciato andare ad una sottile polemica sessi/razzista «Ci mancava solo un Napoleone donna, e per di più negra», ma c'è da capirlo: è una persona anziana che quando è nato Martin Luther King aveva già una certa età), anche alle prese con un rivisitazione del Bonaparte in salsa bhangra-pop.

Scusi, per la stazione?
Satisfaction