Il progetto di Paul Lamere porta il nerdismo musicale su un altro livello. Ecco un jukebox dove se la tua canzone non c'è, puoi caricarla, ascoltarla quante volte vuoi, sezionarla e crearne innumerevoli versioni.
2 Aprile 2013
Ah, i bei tempi andati del jukebox! Quando infilavi emozionato la monetina giusto un attimo prima di scoprire che la tua canzone preferita non c'era mica, dentro. Quel rumore metallico — sordo e cristallino allo stesso tempo — delle duecento lire che cadevano ineluttabili in fondo al tunnel, nei meandri bui di quei meccanismi elettromeccanici: era il suono della tua rassegnazione, a dire che non si poteva più tornare indietro, abbondantemente condito da tutta una serie di imprecazioni a denti stretti, nel realizzare che avresti dovuto ascoltare Gloria di Umberto Tozzi invece che Stardog Champion dei Mother Love Bone. E poi nascondere la faccia imbarazzata dentro il il bicchiere della tua Coca media quando, in concomitanza con quell'inascoltabile «manchi tu nell'aria», tutti gli avventori cominciavano a scandagliare con sguardo minaccioso il locale alla ricerca del colpevole.
Rilassatevi. Tutto questo è passato, scomparso, dimenticato. Oggi hanno inventato il jukebox infinito, quello dove, se la tua canzone non c'è, puoi uploadarcela in mp3, riascoltarla quante volte vuoi, sezionarla e crearne innumerevoli versioni, con la ragionevole speranza algo-ritmica che ad ogni nuovo loop sia sempre lei, ma leggermente diversa.
Il Music Hack Day del MIT è una 24-ore in cui programmatori, designer e artisti in generale si radunano per condividere idee e progetti su tutto ciò (software, hardware, web/mobile app, strumenti virtuali e non) che è in qualche modo connesso al binomio "musica + futuro". Proprio durante il Music Hack Day dello scorso Novembre Paul Lamere ha pensato bene di utilizzare la sua giornata per estendere un suo precedente esperimento dimostrativo creato a partire dal tormentone di PSY Gangnam Style a qualunque traccia venga uploadata da un utente.
L'algoritmo (a detta dell'autore ancora da perfezionare, ma che per una gran parte dei pezzi fino a ora online dà dei risultati decisamente buoni) scompone l'audio ricevuto in singole battute: ogni battuta viene poi analizzata e confrontata con altre battute potenzialmente analoghe che compaiono nel brano. Queste informazioni vengono utilizzate per creare un grafico dettagliato di percorsi che "attraversano" la canzone passando da un beat a un qualsiasi altro riconosciuto come simile. In questo modo, mentre la canzone è in PLAY, quando la battuta successiva ha caratteristiche paragonabili a un'altra c'è la possibilità che la riproduzione salti a una parte completamente diversa del brano in maniera (almeno in teoria) non percepibile. Questo processo di "ramificazione", soprattutto per tracce particolarmente adatte (ovvero con i beat ben riconoscibili e definiti), può continuare per sempre, dando vita così ad una versione infinitamente lunga del pezzo e teoricamente mai uguale a se stessa.
Concludendo, l'idea in sé è geniale nella sua follia, e per apprezzarla non è necessario essere né dei nerd né dei musicisti di professione (anche se bisogna ammettere che se non sei almeno una delle due cose, godi solo a metà): basta lasciar girare il loop e provare a indovinare dove finirà il cursore alla prossima battuta (un trip non da poco).
A dirla tutta, volendo, si può anche interagire con la riproduzione: il cursore infatti può essere forzato a spostarsi anche con il mouse, potendo così creare il proprio "remix" in real time, sempre ammesso di avere un po' di orecchio e/o di senso del ritmo. Ma anche in caso non siate in possesso di uno di questi due requisiti fondamentali non scoraggiatevi: otterrete comunque quel fantastico effetto di vinile graffiato che salta e fa sempre molto, molto vintage.