ADSL punk

ADSL punk

Una voce metallica e un professionista della fibra ottica che lavora come se vivesse in una canzone dei Sex Pistols: grezzo, di poche parole e rapidissimo.

15 Novembre 2006

La voce metallica non sa quello che ho passato, ma sembra convinta di quello che dice. Esordisce carichissima con un «Complimenti!» che nemmeno il Nino Frassica dei tempi migliori. Poi prosegue, tentando di giustificare cotanto ingiustificato entusiasmo:

  • Il suo abbonamento Fastweb è in corso di attivazione! chiami questo numero per ulteriori informazioni e attenda l'arrivo del tecnico per il completamento della procedura.

Quindi scandisce il numero, come volesse farne lo spelling, persa in una drammatica e progressiva — ma pur sempre metallica — crisi di identità: la prima cifra con la voce di Valeria Marini, la seconda con quella di Amanda Lear, la terza con quella di una bambina di cinque anni, la quinta con quella di Johnny Cash e così via fino a un suono gutturale che poteva essere un nove ma anche un sei (si noti l'assonanza).

Chiamo. «Attenda il tecnico», dice.

Attendo. Son due mesi che attendo.

Il tecnico

Quando arriva non saluta nemmeno: attraversa la porta quasi investendomi. Solo una piccola esitazione per dare tempo allo sguardo allenato di scovare il telefono nella stanza. Alza la cornetta, fa un numero (forse magico), grugnisce, poi si avvia di nuovo verso l'ingresso, borbottando, mentre mi passa davanti, qualcosa come:

  • A posto. Funziona.

Tutto questo in 45 secondi netti, ovvero meno del tempo che voi c'avete messo a leggere.

Io mi concedo un paio di istanti colpevoli in cui riprendermi dalla sorpresa e realizzare il significato di quelle tre parole confuse dall'inevitabile effetto Doppler, quindi faccio per seguirlo, ma lui è già sparito. Allora lo rincorro, lo vedo laggiù in basso, mi sporgo dalla ringhiera del mio terzo piano e gli urlo qualcosa che dovrebbe suonare come un ringraziamento, a voler proprio leggere fra le righe:

  • Ma... le offro qualcosa... un caffè, un Montenegro... dico, è sicuro che non...

Pausa. Poi:

  • ... le suono un blues?

Ma la mia voce rotola in fondo e si disperde triste nella tromba delle scale, confortata da nessuna risposta. Da un estermo a un altro, proprio.

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