Alla salute

Alla salute

Abbiamo un sindaco ubriaco o certi ubriachi dovrebbero candidarsi a sindaco? Ordinanze comunali incoscienti che non tengono conto di casi particolari che in sede di appello metterebbero in seria crisi qualunque logica etilica.

19 Novembre 2007

Ebbene sì. Anche nel grande capoluogo l'apparenza fa la fine che fa nel resto del mondo: inganna. Motivo in più, questo, per far sì che tutto sembri in perfetto ordine, all'apparenza. Nel grande capoluogo niente è fuori posto, pare. Un gioiellino di città, il grande capoluogo, apparentemente, se osservato in superficie.

Per tutto ciò che non va, poi (ovvero per tutto ciò che disturba le apparenze) ci son sempre le ordinanze comunali.

Le ordinanze comunali

Si è iniziato con quella che autorizzava a sparare a salve contro i lavavetri ai semafori (idea già da tempo caldeggiata dalla potentissima lobby degli autolavaggi automatici) e ora ai semafori c'è solo qualche distributore di City, o Leggo, o Metro, che si aggira furtivo agli incroci ossessionato dall'idea di essere scambiato per un rumeno nonostante la palese assenza si straccio e secchiello.

L'ultima moda è invece l'incosciente decisione di vietare a qualunque locale o locanda di vendere alcolici dopo le due di notte. Ordinanza, questa, che (capirai anche te, caro utente sindaco) ha avuto come uniche conseguenze quella di far sì che al bancone di qualunque bar alle 1:57 ci sia più gente che a un concerto di Vasco Rossi e quella di arricchire i commercianti cinesi di alimentari notturni, i quali, molto semplicemente non la rispettano (soluzione, c'è da ammetterlo, non complessa ed efficace, di quelle insomma che ti vien da dire, caro utente ristoratore: «Come ho fatto a non pensarci io?»). In genere funziona così: la prima volta ricevono un richiamo, la seconda ricevono un richiamo, la terza ricevono un richiamo, la quarta la polizia fa irruzione nel negozio e ci trova un ignaro fruttivendolo pakistano a cui i cinesi hanno venduto a peso d'oro la licenza la sera prima. La polizia arresta il pakistano nonostante questi si ostini a sostenere che non sa proprio come spiegarsi perché i kiwi sappiano di grappa, mentre i cinesi rimettono in piedi la loro distilleria clandestina nella palazzina di fronte — e così via.

Reazioni

L'utente medio del grande capoluogo comunque non si è scomposto più di tanto, valutando il fatto che non era poi questo gran sforzo comprarsi da bere prima del coprifuoco e poi scolarselo con calma aspettando l'alba.

Allo stesso tempo i proprietari dei locali — secondo un'interpretazione del tutto personale di quel consiglio spassionato dei vecchi saggi della capitale che va sotto il nome di do ut des (che, tradotto alla lettera dal laziale antico, significa "ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c'è Mastercard!") — hanno pensato bene di chiudere i loro esercizi dopo l'ora X (della serie: se non posso farti pagare da bere perché dovrei darti una sedia su cui poggiare il culo?), così che poi, girando di notte per il grande capoluogo, anche se all'apparenza sembra esserci passato Mastro Lindo, in realtà non è poi così difficile imbattersi in scene come questa.

Scene come questa

  • Aprite! Aprite!

Lui c'ha un bel mucchio di capelli rasta che fanno pendant con la camicina bianca, i jeans strappati da Armani e la cintura con un borchione D&G che nemmeno i catarifrangenti dei lavori in corso sull'A1 (l'alternativo è suo papà) e sta battendo con il pugno contro la porta irrimediabilmente sprangata di uno di quei posticini très cool dove fanno la selezione all'ingresso (ovvero se sembri una persona vagamente normale non ti lasciano entrare).

Dall'interno risponde la voce atona di una cameriera o barista o cubista (chiaramente una studentessa fuori sede e fuori corso che si barcamena alla meglio per racimolare due lire di extra):

  • È chiuso.
  • Ma come è possibile? È presto! Non son nemmeno le due e mezza!
  • È chiuso.
  • Dai, fammi entrare...
  • È chiuso.

Lui continua a spingere e a torturare invano la maniglia, mentre biascica con la bocca impastata qualcosa contro la Madonna e tutti i santi dipinti a olio.

  • Guarda, lascia perdere: tanto, anche se ti facessi entrare, non potremmo darti da bere… hai saputo dell'ordinanza, no?

È a questo punto che lui ha uno di quei colpi di genio che da sobrio se lo sarebbe sognato e se ne esce con una frase che, nella sua idiozia risolutiva, mette involontariamente a nudo tutta la stupidità della decisione presa dal comune per affrontare il problema:

Ma io sono già ubriaco!

La frase rimbomba nella sua illogicità sensata in mezzo alla notte lungo il fiume, oltre il ponte, forse fino al municipio.

Me ne vado, scuotendo la testa. A casa dovrebbe essere rimasto un po' di rhum, da qualche parte.

Il tecnico luci
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