Una storia vietata ai minori, fatta di incomprensioni, a tema magazine musicali proibiti, per una lotta continua contro gli edicolanti conservatori.
4 Ottobre 2006
Di fronte ad un'edicola del grande capoluogo: nemmeno fossimo in provincia, sotto casa vostra. Mi avvicino, intimamente confortato dalla presunta indiependenza delle mie letture quotidiane, ma ingenuamente ignaro del nuovo personaggio che sta per introdursi nella mia monotona esistenza, l'edicolante:
Lui alza lo sguardo. Non capisce, è evidente. Io ripeto, più lentamente:
A lui la parola suona nuova:
Io specifico, impassibile (dopotutto, anche la pazienza è un'arte):
Ecco che si anima improvvisamente, i muscoli facciali stirati in un'espressione censoria, la voce vagamente impostata, il tono della mia maestra delle elementari:
Forse questo è il momento in cui dovrei chiedere cosa sia "quella roba lì", invece me ne esco con un qualcosa che sembra quasi una giustificazione da studente delle medie sorpreso a sfogliare Stantuffami:
Lui non mi crede, è evidente:
C'è una pausa, uno stallo. Ci guardiamo come due pistoleri con le dita a carezzare la cintura, nel polverone deserto davanti al saloon (ogni riferimento al film western di Sam Peckinpah, un bel mucchio selvaggio anche quello, è puramente non casuale). Poi io metto su uno sguardo complice e ammiccante e sussurro, sottovoce, con la nonchalance di chi ha mangiato la foglia e sa come funzionano queste cose:
Va bene, mi dia il Mucchio, e me lo incarti dentro Famiglia Cristiana.