Un disco che è un vero e proprio mistero questa ottava fatica degli Archive. Qualcuno ha chiesto un riscatto? Dove saranno finiti? Se avete informazioni, telefonate al numero in sovraimpressione.
4 Ottobre 2012
Disco destinato a far parlare di sé, questo ottavo lavoro della band londinese. E diciamo ottavo, perché siamo ottimisti per natura, perché la speranza è l'ultima a morire, perché gli inquirenti non hanno escluso ancora nessuna pista.
Disco destinato a far parlare di sé infatti, questa ottava meraviglia partorita dai nostri paladini di quel moderno trip-hop, qui e ormai poco percepibile, ma che rimane inevitabilmente un'etichetta limitativa entro la quale l'industria discografica ama colpevolmente inserire il loro genere, in realtà ben più ampio e senza confine. E diciamo ottava per non dire ultima, visto che le notizie che trapelano dalle nostre fonti infiltrate all'interno del distretto di polizia di Islington non fan presagire niente di buono.
Perché sì, è un disco destinato a far parlare di sé, questo, ma purtroppo non per le sue innegabili qualità artistiche, piuttosto per le ipotesi che ormai da giorni si stanno rincorrendo riguardo alle inquietanti circostanze in cui il promo è pervenuto ai ragazzi dell'etichetta di casa Dangervisit (un nome che avrebbe dovuto essere, con quello strumento inutile che è il senno di poi, tristemente premonitore). È ormai infatti noto (le foto sono uscite anche sul Sun) che la prima copia del nuovo album degli Archive è stata ritrovata da un vicino di casa di Darius Keeler (membro fondatore della band) che, insospettito dall'insolito silenzio che da giorni gli permetteva stranamente di dormire (un lusso che chi divide il condominio con un musicista raramente può permettersi), ha fatto irruzione nell'abitazione/studio, trovandola in condizioni che, durante il primo interrogatorio, non ha esistato a definire "disgustose". Stanze vuote, muri incrostati e pericolanti, segni evidenti di una colluttazione che ha lasciato solo terra bruciata dietro di sé: non più un mobile, uno strumento, uno spartito, un'anima viva, se non un CD senza copertina e una scritta incisa sul muro (con un chiodo? Con un coltello? Con le unghie? Non si sa — la scientifica ha fatto tutti i rilevamenti del caso e sono tuttora in corso le analisi degli indizi): With Us Until You're Dead. Accanto, sotto un'impresentabile carta da parati a fiori stracciata con la foga di chi non fa troppi complimenti, la fototessera dello stesso Keeler (presumibilmente strappata da un suo documento di identità), anch'essa orrendamente mutilata di graffi e scarabocchi fino renderne irriconoscibili i lineamenti.
Carlo Lucarelli è già sul posto (paura, eh?), ma anche lui non riesce per ora a tirare le fila di una vicenda che si preannuncia come minimo intricata. Un avvertimento? Una minaccia? Uno scherzo di pessimo gusto? Le possibilità sono molteplici, ma le autorità a oggi brancolano nel buio.
L'unico fatto certo è che di Keeler e di tutta la band non c'è più traccia: introvabili, scomparsi, svaniti nel nulla. Che sia un rapimento a scopo di riscatto (nessuna richiesta in questo senso è ancora pervenuta al manager e ai familiari dei membri del gruppo), l'atto di un folle psicolabile (forse un fan deluso dalla svolta "orchestrale" dell'ultimo periodo? Speriamo di no, la scena inglese non ha bisogno di un altro martire à la John Lennon), una storia di gelosia finita male (i tabloid continuano a spingere per la pista passionale e hanno già pubblicato un accurato reportage intervistando un paio di groupie in topless) o una semplice messa in scena per pure questioni di marketing (sarebbe sicuramente una strategia di promozione originale per il nuovo LP che indubbiamente riporterebbe l'attenzione su una band da sempre e colpevolmente trascurata dai media) non ci è dato sapere.
La nostra speranza (come quella della maggior parte degli appassionati di musica, siamo sicuri) è che la questione si risolva nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile, che gli Archive possano far seguire all'album un lungo tour (come era nelle previsioni), e che questo disco venga ricordato come un capolavoro e basta, e non come un capolavoro postumo.