Non è bello ciò che è bello ma è bello ciè che è figo

Non è bello ciò che è bello ma è bello ciè che è figo

Una mia vecchia teoria confermata da un intervista a uno che ne sa, di donne, parole, palchi e come vanno le cose nel cosiddetto music business.

20 Ottobre 2006

Io me la immagino ambientata così, l'intervista che ho letto su quel magazine famoso. Profonda Scozia, una casa sperduta nella brughiera. Camino acceso, al tavolo di legno grosso, seduti su due sedie di legno grosso, due uomini. Uno con davanti un bloc notes, l'altro con davanti una boccia di whisky. Quello col bloc notes chiede:

  • Qual è la differenza più grande, da quando avete iniziato?

Quello con la boccia di whisky si versa l'ennesimo bicchierino, lo butta giù alla goccia, si pulisce i baffi e la barba con la manica del maglione a tema natalizio e risponde:

  • Oggi vengono molte più ragazze ai nostri concerti. Dubito che sia perché siamo diventati improvvisamente più belli.

Il primo è un giornalista. Un giornalista è uno che fa domande, e che in genere non ha una ragazza.

Il secondo è Aidan Moffat, quello che canta (diciamo parla) negli Arab Strap. Aidan Moffat è uno che ha capito tutto (o quasi) della vita, delle donne e di una certa mia vecchia teoria riassumibile dicendo che se lo metti su un palco e gli fai vendere un paio di dischi diventa oggetto di desiderio anche mio nonno.

Mio nonno, dalla stanza accanto, si imbizzarrisce risentito:

Cosa vorresti dire, scusa?

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