Corso istantaneo per fonici in erba

Corso istantaneo per fonici in erba

Nozioni base di acustica anche per voi che non ve ne potrebbe fregare di meno. Perché sapere come tirar fuori le gambe da tutto il mucchio di armoniche che ci circonda può sempre far comodo, nella vita.

16 Dicembre 2006

Caro utente assenteista, se non sbaglio ti sei perso la lezione di principi di acustica senza motivazioni plausibili: gira voce che c'avevi judo, ma alla reception della palestra sostengono che hai disdetto l'abbonamento nel giugno dell'84. Me non preoccuparti: te la riassumo qui, brevemente.

In poche parole dice che un suono fatto da un'unica frequenza non c'è: fidati. Quando suoni l'ocarina, quando batti la testa nel muro, quando lasci cadere dalla terrazza un vaso Ming della quinta dinastia, quando parli, canti o bestemmi — come per altro dissertato in maniera più che esaustiva in Diomerda e tutte le sue armoniche, opera in più volumi del semisconosciuto frate-violinista slavo Gerhard Krocjtic — tiri fuori una frequenza un po' più sessualmente dotata delle altre, detta appunto armonica dominante, ma contemporaneamente, anche se non te ne accorgi, ci infili dentro anche tutte le frequenze multiple, con ampiezza via via minore, ovvero quelle che l'uomo della strada chiama, senza peli sulla lingua, armoniche superiori.

È così, fattene una ragione: come le fusa per un gatto, non è una cosa che puoi controllare.

Ci vuole orecchio

C'è chiaramente da considerare il fatto che il tuo orecchio è limitato in maniera imbarazzante: sostiene Nostro Signore Iddio che al momento della creazione erano in offerta (i nostri orecchi, dico), modelli già un po' vecchi, ma che tra sedici e ventimila hertz funzionano ancora a meraviglia. Hertz l'unità di misura delle frequenze, non l'autonoleggio.

Le frequenze, appunto. Ecco cosa succede: quelle che vanno oltre una certa soglia non è che puoi sentirle. Quindi non ti sorprenderà che dei suoni che produci, quelli più gravi, ovvero caratterizzati da una dominante più bassa ti sembrino più definiti, pieni e piacevoli (visto che conterranno molte più armoniche udibili che contribuiranno a dar loro una forma), mentre quelli acuti, ovvero quelli che partono già da una frequenza piuttosto alta, li trovi un po' più scarni e irritanti (visto che saranno determinati dalla sola dominante o da poche altre).

Non è niente di nuovo, caro utente allibito. Che ne so: è come quando devi descrivere qualcosa. Prendiamo (un esempio a caso) Praga: se hai a disposizione solo tre parole (mettiamo "repubblica", "capitale", "ceca"), non è che hai molta scelta: puoi cambiare l'ordine, ma difficilmente caverai qualcosa di diverso da "Praga capitale repubblica ceca". Se invece hai la possibilità di utilizzare molti più termini, puoi prenderla larga e dire qualcosa del tipo:

Praga è una città dove non sopravvive niente di quaranta anni di guerra fredda nessuna falce e martello statua monumento ricorda ciò che era fino a quindici anni fa una rimozione sfrontata ripulita dal grigiore brezneviano praga splende nei suoi palazzi barocchi e liberty pieni di fast food e turisti più o meno sessuali e appare piccola misteriosa e decadente nonostante gli sforzi di mostrare un'economia in espansione puoi cercare in dettagli piccolissimi le tracce dell'immobilismo del regime ma vedrai solo le ferite della modernità occidentale e nessuna testimonianza degli errori degli orrori e delle ingenuità marxiste si esprimerà ai tuoi occhi sarà che non c'è il mare.

Ecco. In quest'ultimo caso chi ti ascolta si congratulerà con te: ma che bella descrizione, un po' logorroica forse, comunque bravo. Mentre per quel che riguarda la prima opzione, nella migliore delle ipotesi il tuo interlocutore rimarrà in silenzio, pensando: questo qua è un po' ritardato.

Insomma, caro utente senza parole: così va la vita. Più informazioni hai, meglio te la cavi.

Ora ti spieghi dunque il commento classico che ti esce di fronte a un signore dal timbro basso, caldo e ammaliante:

  • Che bella voce, ragionier Busnazzi!

Così come, per contro, l'altra frase abusata tra la gente comune, quella che viene spontanea davanti a una donnina dallo squittio acuto e stridente:

  • Quante poche armoniche, signora mia!
Un personaggio in cerca d'autore
Un libro pesante