Un personaggio in cerca d'autore

Un personaggio in cerca d'autore

Ho scritto un romanzo. O forse no. Magari è solo un'idea. Ma è un'idea rivoluzionaria che nella storia della letteratura non so mica se ci era già venuta a qualcuno. Può essere che sì, ma non credo.

14 Dicembre 2006

Ho scritto un romanzo. Il protagonista non c'è. C'è un personaggio solo, ma è un personaggio secondario: sta tutto il giorno fermo in piedi sulla linea gialla, quella della stazione. avete presente?

Plin-plon! Treno in transito: allontanarsi dalla linea gialla. Plin-plon!

Ecco: lui sta lì fermo, con le scarpe esattamente sopra la linea gialla. Anzi, è una lei. Si chiama Polly, come la mia migliore amica immaginaria.

«È da questi particolari apparentemente insignificanti che si rivela la stazza morale del Nostro: un personaggio estremamente rivoluzionario, un personaggio contro», recita il commento di un noto critico letterario in quarta di copertina.

Semplicemente guarda i treni passare, e pensa: «Che bello!» — fine.

Per la precisione pensa: «Va' che bello!» — e niente altro.

È un signor personaggio, secondo me: farà sicuramente invidia a stuoli di romanzieri che si trovano sempre tra capo e collo personaggi complicatissimi che pensano col fiato corto e senza punteggiatura cose auliche e profonde e insieme sconce e irripetibili tessute dentro le maglie di reti fatte da frasi sconnesse che più le tiri e più si ingarbugliano facendo così miseramente fallire anche il più lucido tentativo di riprodurre su carta qualcosa di simile al loro stato d'animo plasmato sulle croci dei cimiteri d'inverno o anche solo l'atmosfera pesante ma al tempo stesso rarefatta del loro inconscio inesorabilmente lastricato di foglie morte.

Che io, se mi metto nei loro panni, finisce pure che un po' li capisco, quei romanzieri lì: mica deve essere semplice avere a che fare con dei tipi del genere.

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