Le stelle cadute

Le stelle cadute

Ve l'ho mai raccontato di quella che son rimasto tutta la notte sdraiato sulla spiaggia e ho rischiato di combinare un casino di proporzioni epiche? Speriamo che nessuno si sia accorto di nulla.

27 Agosto 2008

L'altra sera son cadute tutte le stelle. Non so se qualcuno se n'è accorto, ma me mi era preso il panico, che non sapevo più come rimediare. Sì. Rimediare. Che alla fine, come diceva la ragazzina di The Blair Witch Project puntandosi la torcia sulla faccia, era tutta colpa mia.

Come pere mature

Insomma sì. S'era, io e Polly, sdraiati a pancia in su sulla sabbia a guardare le stelle, vedere se per caso se ne staccava qualcuna, che ci avevano assicurato che quella era una proprio una di quelle notti che le stelle le guardi fisse e loro, chissà perché, forse l'emozione, l'imbarazzo o la voglia di andar a vedere se c'è il mare a Praga. Che non si fidan mica loro, le stelle, dirgli che non c'è, il mare a Praga: son testarde, le stelle, così testarde che in tutto l'universo più testardi di loro ci son solo i Truphyydoidi di Knupp — un pianetino da due lire che dista un po' di anni luce da qui: degli animali con tre zampe e una testa che sanno muoversi solo lungo una linea retta e quindi se hanno la sfortuna di incontrare un muro continuano a sbatterci per tutto il resto dei loro giorni — da cui il vecchio detto knuppiano "far la fine di un Truphyydoide", cosa che capita molto più spesso di quanto si possa credere, nella vita, fidatevi.

Comunque, chissà perché, dicevo. Ma cadon giù come pere mature, quella notte lì, quando le guardi fisse, le stelle.

Funziona così, mi hanno detto: appena vedi una stella cadente devi esprimere un desiderio, un desiderio di quelli zitti dentro di te. Poi lui si avvera.

Facile. Par facile, messa così, troppo facile. Che allora io mi son chiesto: ma se la stella si vede in più d'uno contemporaneamete che succede? A chi tocca esprimere il desiderio? Qui la questione si fa spinosa, dicon gli esperti, però sembra che se a contenderci la stella siamo in due ce la giochiamo a pari o dispari, se invece siamo di più allora tocca organizzare un torneino di ping pong al buio, girone all'italiana, i primi quattro alla final four, semifinali e finale al meglio delle cinque partite.

Il ping pong al buio è uno sport difficilissimo, uno sport che dal nome sembrerebbe trattarsi di giocare a ping pong al buio e in effetti — pensa te caro utente Ray Charles — proprio di questo si tratta: una roba che devi vendere l'anima ai suoni e lasciar perdere il resto, sentire dove rimbalza la pallina con le orecchie e provare a colpirla con gli occhi in vacanza, un gioco che bisogna saper ascoltare, cosa questa che, in giro per il mondo, c'è sempre meno gente capace di farla.

Millenium bug

S'era lì, io e Polly, per una volta con gli occhi a guardar le stelle invece che a guardarsi tra loro. Solo che io poi mi sa che non l'avevo mica capito bene questo giochino delle stelle che cadono. Che poi non è un gioco, mi hanno spiegato: è una cosa seria.

Insomma, farla breve, io ogni volta che vedevo una stella cadente esprimevo il mio desiderio, silenzioso e concentrato dentro la mia testa: «Speriamo di vederne cadere un'altra.»

Assistenza galattica? Volevo segnalare un bug nell'applicazione "Notte di San Lorenzo".

Un autostoppista anonimo

Che io pensavo, melius abundare quam deficere (ebbene sì, a volte, d'estate, penso in latino: una roba che ho fin vergogna a confessarla) e invece ho innescato un processo senza fine, una catena di stelle cadenti e desideri avverati che per induzione nel giro di dieci minuti ha spento il cielo che non c'era rimasta nemmeno la luna: venuta giù anche quella. Suicidata per la solitudine, l'ipotesi più verosimile secondo gli inquirenti.

Rimediare

Io poi c'ho provato, dicevo, a rimediare. Ho pensato che alla fine bastava cambiar desiderio, e buttar là un semplicissimo «Speriamo che tutte le stelle ritornino al loro posto». Che, mi son detto, sarebbe anche un bell'effetto veder le stelle che tornan su tutte insieme. Fico sarebbe, mi son detto.

Solo che le stelle eran finite e, visto che la matematica non è mica un'opinione e la superstizione ancora meno, con loro se ne era andata anche la possibilità di esprimer desideri: «No stelle, no desideri», avrebbe detto George Clooney se si fosse stati dentro la pubblicità di un Martini.

E invece s'era sulla spiaggia, con il cielo fulminato e tutta una pila di desideri a metà: una situazione a dir poco complicata, altro che aperitivi.

Rimorso

Maledetta matematica, maledetta via lattea, maledetto Keplero e tutto il progresso dell'astronomia che se le cose stavano come diceva Tolomeo che la terra era ferma il sole le girava intorno e le stelle rimanevano immobili sullo sfondo che non c'era verso di schiodarle di lì nemmeno a bestemmiare tutto questo casino non aveva ragion d'essere, mi son detto.

Però c'ero rimasto male, dirla tutta, che un cielo così nero non s'era mai visto. Speriamo di non aver fatto cadere anche il sole, pensavo, sennò domattina son cazzi. Che poi il sole pure lui sarebbe una stella, dirla tutta — di giorno però. Ma non voglio tediarvi con concetti complicati che poi vi confondo le idee e perdete il focus (nel senso il centro dell'attenzione non il mensile di scienza, sociologia e attualità, pubblicato in molti paesi).

E allora camminavo a testa bassa, mentre con Polly si tornava verso casa, con tutta quella notte spenta intorno e la sabbia nei capelli, attenti a non inciampare nelle sdraio e negli ombrelloni che la gente abbandona ogni sera sulla spiaggia, come un segnalibro per ritrovare il proprio posto nel mondo la mattina dopo.

La gente quella che non guarda le stelle, perché non abbronzano, e allora non val la pena, dice quella gente lì, quella gente che alle volte capita pure che paga per chiudersi dentro delle bare ultraviolette pur di non stare a guardar le stelle, la gente. Io non lo so come fa la gente, esser ridotta così.

Alla fine

Si camminava in silenzio, poi non so. Sarà che le facevo un po' pena, tutto così imbronciato che si vedeva anche al buio che mi sentivo in colpa per via di quella storia che avevo fatto casino con le stelle e i desideri. Che io, desiderar le cose, non son mai stato buono.

Sarà. Però Polly a un certo punto ha detto, sorridendo come sa fare lei con quei sorrisi che si vedono anche se è cascata la luna. Ha detto che sì, in effetti un po' coglione sono, roba che portarmi in giro le sere d'estate faccio far delle figure! Però insomma. Alla fine, ha detto: non è poi questo gran brutto segno. Alla fine:

Meglio finir le stelle che finire i desideri.

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