Quel maledetto venerdì

Quel maledetto venerdì

I dEUS di Suds & Soda: rivederli tutti così, gli applausi che ti scappan dalle mani e uno dei pezzi rock più belli di sempre. Chissà cosa mangiavano, in Belgio, a quei tempi.

19 Ottobre 2007

Io ora subito mi volevo scusare perché c'ho trent'anni appena e parlo delle roba che sembra vecchio bacucco. O meglio, parlo delle robe come se fossero, vecchie bacucche. Io non lo so mica perché. Deve essere qualcosa che ha a che fare con un concetto affetto storto, tutto mio.

Tipo, per dire, io alla prima formazione dei dEUS ci sono affezionato che è una cosa che non si può spiegare e allora riveder queste immagini uscite dalle mente sempre un po' fuori tempo di Tom Barman mi sento come uno di trent'anni che sfoglia le foto in bianco e nero dei compagni delle elementari.

Riveder Rudy Trouvè che tien la chitarra in quel modo, che sembra che non c'abbia voglia di suonarla, perché c'ha la testa altrove lui, sempre avuta la testa altrove lui, e allora non c'ha mica tempo da perdere che star a suonar la chitarra in una delle band più innovative degli ultimi decenni.

Riveder Klaas Janzoons con quegli occhiali che non si possono guardare che sembra stia suonando le campane (o al limite mungendo una mucca) e invece è solo perso a torturare il violino a modo suo.

Riveder Stef Kamil Carlens che sta lì come un idiota un po' autistico a ripetere per quattro minuti e passa:

Friday — Friday — Friday

Che non s'è mai capito cosa c'avesse contro quel maledetto venerdì.

Io sì. Riveder tutta questa gente me mi vien sorridere come un matto e da batter le mani. Che ci son da far gli applausi a questo punto. Che mica per nulla questo è uno dei pezzi rock più belli di sempre.

Pezzi di notte
Il tecnico luci