Un'innocente domanda sui Facebook meme in generale, a partire da quel giochetto sui dieci gruppi che avete visto dal vivo. E non fingete di non sapere di cosa stiamo parlando.
27 Aprile 2017
Il problema dell'internét è che non si capisce il tono: si intuisce, ma non puoi mai esser sicuro al 100%. O comunque c'è sempre quello che si para il culo a posteriori dicendo «sono stato frainteso», che sia un innocente «no, ma l'ho detto in maniera ironica» o un «vabbè, se non capisci se è una battuta stai a casa» più passivo-aggressivo (perdendo, in questo caso tra l'altro, completamente la percezione di ambiente virtuale — nel senso, posso essere su Facebook anche stando a casa: le parole sono importanti, diceva il poeta), o l'altro che sente il bisogno di specificare preventivamente «dico davvero» / «serious mode ON» / «true story» giusto per non leggere nel primo commento «l'hai presa dal Lercio, vero?».
Dopotutto, è per questo che un tizio qualche tempo fa ha inventato le emoticon, che indubbiamente aiutano, ma non sempre risolvono (soprattutto — paradossalmente — oggi che abbiamo superato la buona vecchia iniziale dicotomia vs. e abbiamo una scelta di faccine disponibili che supera di gran lunga — Keith Richards escluso, ovviamente — il numero delle nostre rughe di espressione) ancora del tutto la questione, che quindi rimane, a mio modesto parere, a tutti gli effetti una spinosa open issue.
Ma questa è un'altra storia.
Arrivo quindi brevemente al dunque (parola quantomai esagerata per il caso in questione visto che l'impatto di questa nota sul destino dei social network e dell'umanità in generale sarà pari — se non minore — alla vostra lista di band che avete visto live ma una invece non l'avete mica vista), ovvero a esplicitare la domanda che mi è venuta spontanea di fronte alla mia timeline invasa da una marea di elenchi di gruppi esageratamente indie sapientemente intervallati dalle più svariate manifestazioni di LOL (come Cristina d'Avena, Raffaella Carrà, AlBano e Romina, i Negramaro, Benji e Fede and so on): quando scrivete «sfida accettata!», «anch'io!», «ok, facciamolo!», «indovinate quale!» prima di partire con la vostra lista, provate mediamente una disperata rassegnazione o un reale senso di eccitamento?
Provo a spiegarmi meglio.
Se avete sentito il bisogno di — in qualche modo — mettere le mani avanti, con una piccola intro del genere prima di gettare i vostri 2 cents nel calderone del giochino di turno, mi viene da assumere che — ancor prima di farci sapere sul serio quali sono, tra tutte le band che avete visto dal vivo (undici? undicimila?) le dieci (nove, una è una bugia!) band di cui avete deciso di vantarvi online — la vostra esigenza principale sia quella di comunicarci lo spirito con cui vi accingete a — diciamo — partecipare a questa esperienza virtualmente collettiva.
Ecco, non si capisce.
Nel senso, lo dite pensando «Fico, giochiamo: potrebbe essere divertente!» o piuttosto qualcosa di simile a «Bòn, oggi mi sento così tanto disgustato dal mondo e non riesco a vedere la minima speranza in un futuro dignitoso per il genere umano a un livello tale da potermi permettere il lusso di dare il mio risibile contributo a una simile cazzata»?
No, perché conosco gente che prenderebbe la vostra risposta come un criterio oggettivo per decidere se rimuovervi dagli amici o meno.