Belli senz'anima

Belli senz'anima

Perdere e ritrovare la fiducia in se stessi a un concerto di una band d'oltremanica. Ovvero sentirsi fuori posto e non avere rimorsi, nemmeno col senno di poi.

14 Settembre 2007

Proprio strana, mi dicevo, questa cosa che mi sta succedendo in questo momento, mi dicevo. Proprio inusuale, mi dicevo, questo fatto che entra nella mia esistenza, così, senza essere troppo gradito, dire il vero.

Pensarci ora, a distanza di qualche anno, che il tempo è galantuomo, come si dice, il tempo guarisce tutte le ferite, come si dice, sempre le stesse riflessioni mi vengono in mente, e cioè che ci sono di questi fatti, inusuali, che ti entrano nell'esistenza anche se gradire, non li gradisci mica.

Proprio inattesa, mi dicevo, questa scena che si verifica sotto i miei occhi, mi dicevo, che tutti applaudono, tutti sono felici, ma proprio entusiasti sembrano tutti, io, invece, lì fermo in mezzo a tutta questa gente osannante che penso «mah!».

Che ti giuro, caro utente esclamativo, io pensare «mah!», come mi vien bene di pensare «mah!» è una cosa che descriverla non si può, come penso bene «mah!» io, che poi col tempo, che il tempo è galatuomo, come si dice, il tempo affina l'arte e ti fa bello d'esperienza, come si dice, io col tempo poi io l'ho migliorato passo passo, questo mio modo, già di per sé molto promettente, di pensare «mah!» e ora mi verrebbe da dire — non per vantarmi che vantarmi io non son mica capace — ma ora io mi sa che pensare «mah!» lo penso in maniera quasi perfetta. E il "quasi" ce l'ho messo solo perché vantarmi io di vantarmi non son capace, mica.

Qualcosa che mi sfugge

Ci deve essere qualcosa che mi sfugge, mi dicevo, stare qui in mezzo a tutta questa folla così acclamante, non essere acclamante per niente, essere solo capace di pensare «mah!», significa che ci deve essere per forza qualcosa che ti sfugge, a te, mi dicevo, ci deve essere qualcosa che non ti è riuscito di capire, a te, mi dicevo, essere così immobile in mezzo a questa folla osannante, e non osannare per niente, mi dicevo. C'è qualcosa che non va.

Che, spiegar bene, tutta questa gente non è che fosse osannante acclamante così, senza una ragione. Spiegar bene, tutta quella gente era osannante acclamante in quel modo che aveva appena assistito al concerto di questa band d'oltremanica piuttosto famosa oltremanica a quel tempo e in procinto di diventarlo parecchio famosa anche di qua. Dalla Manica, dico.

Che io i ragazzini di questa band li avevo visti in faccia sulla copertina di NME e m'eran sembrati un po' in crisi anche solo farsi fare le foto e allora avevo pensato «mah!», che magari mi sbagliavo, che farsi fare le foto e fare un concerto son due cose diverse che ci sarà un motivo se questa next big thing d'oltremanica son così cool oltremanica, chi sono io per giudicare senza averli mai sentiti, mi chiedevo.

Libertines NME cover shot

Io niente

Perché io sì. Cioè no. Mai sentiti allora, anche se, leggere le riviste che leggo, me li trovavo sempre davanti, zeppi di elogi, tutte a dire ma quanto son bravi, ma quanto son carismatici, ma quanto son delittuosamente poetici, ma quanto son sgarbatamente profondi: tutte a dire cose così, le riviste che leggevo.

Solo, io, niente. Comprare, mai comprato niente, di questa fenomenale band d'oltremanica. S scaricare, mai scaricato niente. Ascoltare, mai ascoltato niente.

E allora, quando poi sulle locandine sui muri ha cominciato a esserci scritto oh guarda che viene questa band d'oltremanica a Firenze, che te non hai idea quanto sian bravi, quanto sian carismatici, te non ti immagini, mi dicevano le locandine sui muri, quanto siano scontrosamente poetici, e volgarmente intensi, anche, devi andare per forza, vederlo, quando queste benedette locandine sui muri mi dicevano questa maniera, eh andiamo, rispondevo io. Che eran periodi quelli che io parlavo con le locandine sui muri, che mi sembravan più interessanti della gente che avevo intorno.

Così almeno vediamo, approfittiamo per capire come mai piace così tanto, questa band d'altri tempi ma scandalosamente attuale oltremanica e non.

E allora poi pagare alla cassa, mi dicevo, pazienza, vedrai che son soldi spesi bene, mi dicevo, vedere dei ragazzini così cool, carismatici, poetici.

E invece

Però, invece, alla fine del concerto, mi succedeva questa cosa che ero lì in mezzo a tutta questa gente acclamante e osannante, che si vedeva aveva proprio gradito lo spettacolo, come si dice, e io invece lì, fermo immobile, capace solo a pensare «mah!».

Ci deve essere qualcosa che non va in me, mi dicevo, essere in mezzo a una folla entusiasta e commossa, non essere entusiasta e commosso per niente. Mi sa che forse ti stai diventando arido, mi dicevo, non emozionarti per una cosa che tutti si sono emozionati. O magari solo vecchio, è probabile che non ti riesca più di esaltarti, mi dicevo, vuoi vedere che stiamo perdendo tutta la passione, mi dicevo, stiamo perdendo tutto l'entusiasmo e non ce ne rendiamo conto, mi dicevo.

Che non c'era altra spiegazione, non esaltarsi per una cosa che tutti si erano esaltati.

Quella biondina

Anche quella biondina là che c'avevo accanto durante quel live infuocato di questa fantastica band d'oltremanica, che, dire il vero, era una di quelle biondine che poi ti manca il fiato, di quelle che pur di ingraziartele diresti sempre sì anche senza ascoltare quello che ti stanno dicendo, parer mio a quel tempo.

Anche quella biondina che la conoscevo appena di vista era tutta eccitata che si vedeva proprio che il concerto le era piaciuto a lei, veniva verso di me, mi sorrideva tutta contenta, mi diceva «Allora? deliziosamente carismatici e perdutamente poetici, no?» e io, sentirmi dire «allora?» da questa biondina, molto bellina, dire il vero, avrei voluto dirgli «mah!», a me non mi è mica piaciuto per niente, mi è proprio sembrata roba da festa delle medie di bimbetti precocemente eroinomani, questa band d'oltremanica, mi è proprio sembrato tutto molto retorico e svuotato, per così dire, se vogliamo escludere le vene del cantante, avrei voluto dirgli.

Solo, poi, non glielo dicevo, a questa biondina che ve la raccomando, parer mio, che, dire il vero, mi vergognavo che lei magari poi si accorgeva, questa cosa che mi stava succedendo che non ero più capace di esaltarmi, che mi stavo inaridendo, che stavo diventando un vecchio bacucco brontolone e ancora non c'avevo venticinque anni e allora gli dicevo solo:

  • Notevole.

Notevole e basta, non gli dicevo altro che non volevo pensasse che non sapevo più appassionarmi e che ero ormai prosciugato e incapace di emozionarmi per cose che tutti si emozionavano.

Aridità

Ma pensa te, mi dicevo, com'è strana questa cosa che si diventa aridi in un attimo, mi dicevo, ti capita che diventi arido, così, da un giorno all'altro, non te ne rendi conto, sei già diventato più arido di un banchiere, che si fa così per dire, che io, di banchieri, conoscere, non ne conosco manco uno (a parte Gino Bracardi di Civitella a Mare, che morì di sete quando lo chiusero per sbaglio nel caveau per tutto il weekend e allora su Gino Bracardi che morì di sete non mi pare proprio il caso di fare della facile ironia che si stava inaridendo).

Ognimodo, mi sentivo proprio per niente bene, rendermi conto di aver perso la passione, esser diventato completamento vuoto. Che ti è successo, mi chiedevo, che non c'hai più un'anima, a non apprezzare uno show cosi sanguinosamente poetico e sexy e intenso, trovarlo invece retorico e svuotato, che ti è successo, mi chiedevo, che prima ti esaltavi come un coglione, che ti è successo che non sei più capace ad esaltarti, vedere uno spettacolo del genere.

E questa cosa che mi credevo di non averci più l'anima, ci stavo proprio male, andavo a dormire, non dormivo poi per niente, pensar di aver perso l'anima.

Che non so se ti è mai capitato, caro utente adorante, pensare di non averci più l'anima. Si sta per niente bene, pensare di non averci più l'anima, che ci si guarda negli specchi, si ha paura di non vedere l'immagine riflessa.

Dopo poi però torni a casa, entri guardingo nel bagno, ti butti a occhi chiusi davanti a quella cosiddetta superficie riflettente che non c'hai nemmeno il coraggio di aprirli, gli occhi, che sei sicuro che ormai non ce l'hai più l'anima e allora guardarti allo specchio sei sicuro di vedere solo le piastrelle del muro dietro, senza nemmeno un locandina con cui scambiar due chiacchiere.

Aprire gli occhi

Solo che non si può star ad occhi chiusi tutta la vita, come disse il vecchio maresciallo Marin, cieco per via di una mina a Caporetto, il giorno che si comprò il caleidoscopio («Bellissimo”, sussurrava guardandoci dentro, e chissà che s'immaginava).

E allora c'è da dire che poi li aprivo quei benedetti occhi e vederla lì, la mia immagine riflessa nello specchio mi veniva come da tirare un sospiro di sollievo. Che uno non ci pensa di esserci così affezionato alla sua immagine fin quando non si convince di averla persa insieme all'anima di cui sopra.

E alla fine tornarsene in camera con una specie di sorriso, sapendo che ora tutte quelle paure son diventate solo cose che le puoi raccontare, ostentando la leggerezza di chi ha scampato un pericolo mica da poco, dire il vero. E pensare che sì, magari son ancora capace di emozionarmi se ne vale la pena. Magari son ancora capace di vederla la poesia. Quando c'è, s'intende. Pensare insomma, senza troppi rimorsi:

E in culo anche i Libertines.

Equilibrio precario
Stroncature