Random Talks of Senseless Confidence

Mi chiama a controllare la stampante, tutta agitata, la faccia di quella che non si capacita di come la vita a volte prenda strade non esattamente previste dal semplice schema prefedinito che sta nella sua adorabile testolina. Lei, dico, non la stampante.

La stampante infatti sta lì buona come un cadavere al cimitero, ormai preda di un'eterna atarassia nei confronti di quello che le sta attorno e delle conseguenze che il suo attuale stato comatoso possa provocare in chi le sta attorno. Pace all'anima sua. E beata lei, soprattutto. Lei la stampante, dico, non lei quella agitata.

Controllo se la spina dell'alimentazione è inserita nella presa a muro. Premo un paio di pulsanti a caso. Encefalogramma piatto, ovunque. Dico:

• S'è rotta.

Lei (non la stampante) mostra malcelata incredulità:

• Ma com'è possibile? Fino a un minuto fa funzionava.

Io non riesco a trattenermi:

• Appunto.

Lei nemmeno:

• "Appunto" cosa?

Non capisce. La gente, questa cosa qua, proprio non gli riesce alla gente di capirla.

Fino a un minuto fa funzionava, ora non funziona più.

È esattamente la definizione di "rottura", se non altro quando si parla di strumenti più o meno tecnologici. Eppure niente, non capisce, la gente.

E io mi son rotto di spiegargliela.

Giuro, a volte sembra di star a parlare con gli abitanti di Hujit, che sarebbe un pianeta a sezione esagonale sperduto in mezzo alla nebulosa di Hummond (la prima traversa a destra, poi tutto a dritto, semafori permettendo) dove le cose non si rompono se non previa raccomandata con tre mesi di preavviso e — nei rari casi in cui succede (come quella volta che a un certo Klumhee si ruppe l'orologio che teneva al quinto braccio sinistro, così all'improvviso) — sei legalmente autorizzato a tenerti la caparra.

Pensa te come sono oneste, le cose, sul pianeta Hujit.