Con il loro secondo album gli XX riescono senza particolari sforzi a bissare i risultati del loro debutto e a ripetersi, proprio letteralmente, per filo e per segno.
17 Ottobre 2012
Eccoli al varco del tanto atteso secondo album, gli XX. Ancora non ci eravamo stancati di ascoltare il primo che già la domanda sorgeva spontanea: i ragazzi avrebbero saputo ripetersi?
Gli adolescenti indie vi diranno che non c'erano dubbi, che il buon giorno si vede dal mattino e che era chiaro che non sarebbe stato un fuoco fatuo, quello acceso tre anni fa da questi giovanotti vestiti di nero. E la verità è che, se prendiamo alla lettera la definizione di "ripetersi", allora la risposta è in effetti sì: gli XX si son ripetuti eccome. Il nuovo disco infatti è identico al precedente, ma proprio sputato, solo che a colori invertiti.
Gli adolescenti indie però vi diranno che no, che la giustificazione di questo sta nel fatto che l'omonimo debutto era un disco notturno, sussurrato all'orecchio (giusto a lato della loro frangetta, lì accanto all'orecchino a forma di logo della Rough Trade), mentre Coexist è un disco che si colloca alle prime luci soffuse dell'alba, guardandoti dritto nelle pupille (giusto lì al centro degli occhiali grossi da pentapartito o di qualunque altra mongolata colorata abbiano appesa al naso). Ma la verità è che XX era una croce bianca su sfondo nero, mentre Coexist è semplicemente la stessa croce, ma ora scura su sfondo bianco (se escludiamo quella macchietta colorata che è palesemente un effetto di rifrazione ottica causata da un obiettivo poco pulito).
Eppure gli adolescenti indie vi diranno che no, che proprio quel riflesso d'arcobaleno è la testimonianza che gli XX sono cresciuti, che da timidi ragazzini che erano sono approdati a un risultato più maturo pur mantenendo e affinando le atmosfere intime e rarefatte che li hanno sempre caratterizzati.
E allora, visto che tanto con gli adolescenti indie non ci si può parlare, facciamo che la verità è che sì: gli XX son cresciuti. Nel senso che hanno imparato come si installa Photoshop su quel fichissimo MacBook Pro che usano per fare musica con GarageBand e scoperto subito un paio di utili scorciatoie da tastiera. Tipo ⌘+I.