Un'analisi fin troppo approfondita del fenomeno Harp Twins, tra cosplay e metal, tra instagram e Medioevo, ma sempre e rigorosamente oltre la soglia del ridicolo.
27 Febbraio 2015
Se bazzicate i forum metal sul web sicuramente vi sarete imbattuti nel nuovo fenomeno sociale che ha sconvolto la leggendaria serietà di una comunità una volta nota per il suo impeccabile rigore fatto di pelle, borchie, chiome fluenti, power chord e assoli al fulmicotone.
Io no. Nel senso, io non bazzico i forum metal da inizio anni '90, quando ancora i modem andavano a 14.4k e per connettersi facevano quel rumore dissonante di cui ormai si è persa memoria. Eppure mi sono imbattuto lo stesso in queste due statunitensi di gradevole origine vichinga: il che la dice lunga su quanto il fenomeno sociale di cui sopra sia tale e ormai abbia tracimato i confini dei generi musicali, così come quelli delle community digitali moderate da antichi e autorevoli nerd medievali.
Al secolo Camille e Kennerly Kitt, direttamente da Chicago a YouTube passando giusto un attimo dalle Isole Svalbard a ringraziare gli antenati scandinavi per i tratti somatici che hanno loro lasciato in dote: un'infanzia difficile, studi di musica classica e poi in men che non si dica (ad oggi) quasi un milione di like su Facebook, quindicimila follower su Twitter e tutta una serie di video che definire virali è poco, visto che viaggiano sui cinque milioni di visualizzazioni l'uno.
Nome d'arte: Harp Twins. Ovvero lo spot migliore per far capire ai genitori cosa rischiano quando proiettano le proprie aspirazioni sui figli, tarpandone le naturali inclinazioni artistiche e incanalandole sui binari di una tradizione familiare non al passo con i tempi.
Per farla breve: ve li ricordate i Children of Bodom quando fecero la cover di Oops!... I Did it Again di Britiney Spears? Lì si trattatava di cinque bruti capelloni alle prese con la hit pop di una ragazzina con le trecce e la gonna a scacchi troppo corta: qualcuno si offese a morte, qualcun altro li trovò geniali (i primi oggi fanno parte della minoranza del PD, il secondo era Renzi). Ecco. Qui ribaltiamo la frittata e ci ritroviamo nel bicchiere (mezzo pieno o mezzo vuoto? Per una volta ha poca importanza, visto che in questo caso la parola chiave è "raddoppiare") delle Harp Twins: due belle ragazze, perfettamente identiche, che, armate di arpa elettrica, si dilettano a rivisitare i classici del metallo pesante (e non solo) imbastendo coreografie minimali in location mai improvvisate, facendo così impazzire gli occhi, gli orecchi e gli ormoni dei figli di quelli che venticinque anni fa non si stavano nemmeno rendendo conto di star concependolo, un figlio, visto che avevano chiesto alla compagna semplicemente un massaggio al collo, dolorante dopo una serata di headbanging sulle note di Stinkupuss degli Obituary.
Insomma, immaginatevi Xena (sì, la principessa guerriera) laureata in conservatorio, fatele due colpi di sole, moltiplicatela per due e non sarete troppo lontani dal risultato esatto.
Come intermezzo flokloristico, ammetto che la prima cosa che ho pensato quando le ho viste all'opera è che sarebbero state da Dio su una copertina di Metal Hammer nel '92, per poi scoprire a stretto giro di Google che le nostre due amiche, sulla copertina di Metal Hammer ci son finite davvero. Nel 2013. Il che mi ha lasciato di sasso. Realizzare che al giorno d'oggi stampano ancora Metal Hammer, dico. E che ancora inspiegabilmente vende un sacco di copie.
Comuque, analizzando più a fondo la questione (senza peraltro invischiarmi in noiosi tecnicismi che non mi competono — per esempio: quella specie di movimento oscillatorio di gambe e busto che costantemente le contraddistingue quando performano e che vagamente ricorda la prima Lorella Cuccarini è necessario per suonare meglio lo strumento oppure è solo un principio di inevitabile autismo? Non ci è dato sapere) non posso non notare lo sforzo, in termini di costumi e ambientazioni, che Camille e Kennerly profondono in ogni loro nuova clip.
Se posso permettermi di fare un appunto, devo necessariamente sottolineare che il loro impegno sfocia purtroppo in una routine che le porta a essere fin troppo didascaliche: A Tout le Monde dei Megadeth truccate con rossetto nero e vestite di stivali e pizzi steampunk in un antico cimitero, Hotel California degli Eagles con top di jeans su vestitino fricchettone ambientata in un motel abbandonato nell'hinterland di San Francisco dove ancora dai davanzali scrostati fioriscono, magicamente, delicate piantine buone per essere essicate, Highway to Hell degli AC/DC in mezzo a una lunga, dritta, sconnessa autostrada nel deserto, Crazy Train di Ozzy Osbourne in blu elettrico davanti a un vecchio treno a vapore, per finire nel tripudio della cliccatissima Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, angelicamente bianche e piume-dotate, indovinate un po' dove? Ai piedi di una scalinata di una villa extra lusso, esatto.
Diciamo che quantomeno si potrebbe osare di più.
Per il resto, sul sincronismo c'è ancora molto da lavorare, anche se l'omozigotismo riesce a mascherare abbastanza la cosa catturando maggiormente l'attenzione e dando l'impressione di una simmetria che spesso non c'è. E pure l'esecuzione, come idea, è abbastanza scolastica: una (sempre la stessa? O a volte si scambiano? Chi lo sa, sono uguali!) si cimenta nel background ritmico mentre l'altra porta avanti a modo suo la linea melodica seguendo prevalentemente la voce originale a volte deviando su qualche nota della chitarra solista. In pratica mancano solo le scritte in sovraimpressione strofa per strofa e Fiorello che spara due cazzate e poi potremmo parlare di un prepotente ritorno del Karaoke in salsa goth per tutti gli amici che a suo tempo non hanno mai avuto il coraggio di cantare Sweet Child O' Mine perché pareva brutto o comunque perché troppo impegnati a difendersi dal pogo selvaggio.
Infine l'interpretazione. Perché sì, le due talentuose e poliedriche gemelle, oltre che arpiste, son pure attrici: ve le ricorderete in film quali Delivery Man, Politics of Love, T is for Twine e Lost Along the Way. Sempre che li abbiate visti.
Io no. Nel senso che ("istinto di sopravvivenza", si chiama) me li son persi e quindi per giudicare le loro capacità attoriali posso attenermi solo sulle video-cover sopracitate. E, su questa base, direi che le sorelle Kitt si ispirano a quella che, se esistesse, non esiterei a definire la "scuola delle telenovelas scandinave": movenze impacciate ma non troppo, condite di gelidi ammiccamenti che nelle intenzioni (crediamo) vorrebbero essere provocanti e che a tratti ci ricordano certe veline di certe TV locali che hanno l'innata capacità di guardare fisse in camera ogni volta che non dovrebbero, con quello sguardo enigmatico da Gioconda porno che solo altre colleghe, sempre sulle stesse TV locali, ma a ben più tarda notte e a palinsesto concluso, sanno imitare, tra un invito e l'altro a chiamare lo 005-888-6598-41 (Nassau-Bahamas, 9.99€/min.) nel caso volessimo sentirci meno soli.
Insomma, concludendo, cosa ci insegna la bella storia di queste due Kessler del rock fantasy che sembrano uscite per sbaglio dal lancio di un dado da 20 di Dungeons & Dragons durante una sessione che il peggior master di tutti i tempi avrebbe intitolato Il Signore dei Gemelli? Che l'accoppiata "bella femmina bionda + strumento musicale arcaico e inusuale", a livello di marketing virale, funziona. Soprattutto su YouTube. Certo, per dovere di cronaca, non possiamo tralasciare il fatto che su YouTube funzionava un sacco anche quello che rifaceva le canzoni di Frank Sinatra scoreggiando con le ascelle, ma lungi da noi l'idea che questo ingiusto paragone tolga qualcosa all'indiscutibile talento delle Nostre.
Quindi, long live Death Metal e long live Harp Twins!
Questo il loro sito ufficiale: prendete e godetene tutti. E se volete, nessuno vi vieta di prenotarle (scrivendo a harptwins@harptwins.com) in modo da assicurarvi le loro prestazioni per qualche occasione speciale: compleanno, addio al celibato, Bar Mitzvah o funerale che sia.