Fotoromanza

Fotoromanza

Ti telefono o no, mi telefoni o no. Mi ami, ma quanto mi ami? Due solitudini perfettamente simmetriche in una scena senza parole sull'arte del riagganciare con muta rassegnazione.

29 Gennaio 2007

Scosse la testa in silenzio. Dall'altra parte della cornetta lei fece scivolare quella che non era né un'implorazione né un ordine. Sembrava più una necessità:

  • Dimmi cosa c'è...

Non le sfuggiva mai il suono di una testa che si scuote al telefono.

Naturalmente lui non disse nulla: rimase nella stessa posizione ridicola a giocare col bisogno di accendere la luce, fino a portarlo all'esasperazione. Lei non era fra i suoi pensieri in quel momento. Forse durante tutta la telefonata lei non c'era stata. Mentra aspettava, troppo impaurita per darlo a vedere, lui pensava solo al buio. Non aveva esattamente paura del buio, diciamo che lo infastidiva il pensiero di non poter vedere chi o cosa si avvicinasse durante la notte, o chi o cosa ci fosse sull'asfalto e dietro ogni angolo quando faceva sera. Era una noia quasi rabbiosa, però. Una nevrosi, insomma.

Mise giù il telefono con delicatezza per fare il minimo rumore possibile. Era il suo modo di dire: «Non puoi salvarmi». Non cambiò il fianco su cui era sdraiato, anche se ne avrebbe avuto voglia: fece tutti i gesti che servono per piangere, e restò lì. Sapeva che non ci sarebbe riuscito.

Dall'altra parte della cornetta lei fece scivolare i capelli, un nulla che non aveva peso e che nessuno avrebbe visto. Non le veniva naturale guardarsi dall'esterno, ma era una cosa che spesso si sforzava di fare per sapere se era abbastanza reale il suo malessere. In quel caso, decise che lo era.

Quando sentì che lui aveva riattaccato non si pentì di essere rimasta in silenzio. Sapeva che ripetere le sue ultime parole le avrebbe inevitabilmente trasformate in una domanda, e lei, in fondo, non voleva sapere, ma semplicemente chiedergli di farla entrare. Ogni cinque o sei respiri portava una mano appena sotto il torace per controllare che il suo corpo continuasse a muoversi come sempre.

Lei piangeva solo davanti allo specchio.

Lui voleva riuscire almeno a concedersi un'ora o due con la luce accesa, ogni tanto.

Occhi di gatta
Catene spezzate