Catene spezzate

Catene spezzate

Una dettagliata operazione di debunking, opportunamente corredata di numeretti e statistiche certificate, su quella storia delle catene di Sant'Antonio sull'internet.

1 Febbraio 2007

C'era quella storia lì. Quella storia delle catene che si doveva afferrare il libro più vicino. Quella che a me mi prendeva così senza preavviso, un po' come una crisi epilettica: che correvo a pagina 123, saltavo di palo in frasca una due tre quattro cinque righe e poi inziavo a leggere. Quella storia che era una delle cose che non sai di me, caro utente che non ti ricordi mai un cazzo.

Insomma ci siamo capiti, no? Ecco. Quella storia lì della catena che dovevi prendere il libro, ha avuto un gran successo in quel grande network sociale a struttura rigorosamente orizzontale che è la blogsfera: tutti a sfogliare i libri, che in Italia si sembrava all'improvviso diventati uno dei paesi col più alto tasso di alfabetizzazione del globo terracqueo.

I numeri

Putroppo però ci son le statistiche. Le statistiche sarebbero quelle cose che sembran numeri ma ti spiegano come gira il mondo più o meno. Insomma, dicono le statistiche che solo l'1% degli incatenati ha seguito alla lettera la regola di aprire il libro a lui più vicino: questo significa che scelto un campione di 100 blogger in erba solo uno (tale signor Nocentini, da Figline Valdarno, metalmeccanico) ha effettivamente preso il primo libro che gli è capitato sottomano. Era — come Dio comanda quando gli girano le palle — l'ultimo di Ammaniti, ovvero mezzo chilo di libro, che il Nocentini non ha fatto in tempo a reggiungere pagina 123 perché gli è presa un'ernia al disco che ora è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Serristori.

Tutti gli altri — per fare i fighi e dare sfoggio delle loro colte letture — hanno ribaltato tutta la casa alla ricerca, che ne so de L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera, de La metamorfosi di Franz Kafka o di Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, riuscendoci solo nel 13% dei casi.

Del rimanente 87%, il 42% ha deciso, come ultima spiaggia, di ricorrere a quel povero stratagemma noto ai più come "ricerca di citazioni casuali online", finendo così, in qualche modo, per salvare la faccia (anche se si deve ammettere che ad andar sostenendo che a pagina 123, sesta riga, di Guerra e Pace di Lev Tolstoj c'è scritto «Quel ramo del lago di como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti» non ci si fa una bella figura).

I restati non sono riusciti a proseguire la catena, adducendo sdegnati, nella maggior parte dei casi, che le catene non son cosa loro e che non si son voluti abbassare a tanto.

A uno (c'è scritto sul giornale di ieri) gli son cascate le braccia e poi è morto.

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