Ouverture

Ouverture

Tutto comincia da qui. Perché proprio da qui? Perché questo momento semplicemente è. Come esattamente tutti i momenti, del resto. Così eccoci qua, incastonati nell'ambra di questo momento, dove non c'è nessun perché.

21 Agosto 2006

Non che aprire un blog ti cambi la vita. O, men che meno, che te la salvi. Però può fare compagnia. Soprattutto se sei nei primi anni 2000 e hai vaghe tendenze represse al nerdismo di nicchia.

A me questo blog — o come vogliamo chiamarlo — ha fatto parecchia compagnia, in momenti in cui probabilmente quello di cui avevo bisogno era proprio la compagnia di un blog. Il mio blog. Che messa così sembra una cosa molto simile a quella roba che poi si diventa ciechi. E infatti, andando in là con gli anni, ci vedo sempre meno.

Sarà per quello che non è mai stato accantonato del tutto. È stato messo in pausa, chiuso, riaperto: millemila volte, sotto forme diverse, ma con lo stesso sottofondo di malcelata, ironica, melanconia. Diciamo che tra me e me stesso ci sono state varie separazioni, e poi le immancabili reunion. Perché — come si dice delle grandi band (e io e me stesso alla fine siamo un duo niente male) — alla fine qualcuno deve pur pagarle, le bollette. Questa è l'ultima, promesso.

Di volte che riapriamo il blog, dico. Non di bollette. Quelle, le bollette, non finiscono mai. Praticamente e pure metaforicamente.

Torniamo quindi alle origini — come le squadre di calcio quando omaggiano la maglia del primo scudetto: un blog in bianco e nero, con qualche goccia di sangue. Perché così va la vita. O almeno, per esperienza, così è ormai quasi che andata.

Lo stile, quello — ammesso che di stile vogliamo parlare, per uno che ancora, a quasi cinquant'anni, va in giro con le camicie di flanella e le Dr. Martens — difficilmente cambierà: a volte logorroico, a volte telegrafico, sempre e comunque schizofrenico come si usa sul pianeta Tralfamadore.

Perché Spineless, anche invecchiando, non è migliorato, ma se non altro è rimasto umile, come il Billy Pilgrim che era un tempo:

Costantemente in uno stato di terrore da palcoscenico: quello di uno che non sa mai quale parte della sua vita dovrà recitare la prossima volta.

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