La versione del famoso romanzo di Hemingway per le scuole elementari. Pedagogia for dummies, nel vero senso della parola. Altro che Montessori!
16 Gennaio 2007
Interno giorno. C'è qualcosa nell'aria. Tensione, impazienza. O forse solo un certo languorino. Suona la campanella e si scatena l'inferno, che i bambini son come i cani quando sentono il padrone che torna a casa e lo sentono con quell'anticipo che non si spiega.
«I cani, il padrone, lo sentono già quando pensa, di tornare», lo disse un giorno mio padre, mentre metteva la Vespa sul cavalletto, che a quei tempi la Nerina partiva da casa mezz'ora prima, per andargli incontro. Poi tornavano insieme, in motorino: lui alla guida, lei dietro, seduta di fianco come le belle signore degli anni '50. La nerina era un volpino, femmina: cinque chili e mezzo di pure civetteria e pelo.
I bambini la sentono prima che suoni, la campanella che sta per suonare. Così, suona la campanella e loro c'hanno un tempo di reazione che nemmeno Carl Lewis.
Suona la campanella e tutti i bambini della II B (alle elementari, siamo: grembiuli stirati, zaini di Snoopy e di Barbie e tutto il resto) si alzano rumorosamente, come solo i piccioni in piazza e i bambini quando suona la campanella sanno fare.
La maestra li richiama all'ordine e li fa uscire dall'aula come fa un pastore tedesco con le pecore. Poi, nel corridoio, cerca di dare un senso a quel disordine fatto di esseri umani straordinariamente bassi: una carezza sui capelli di Martina, che dei capelli più biondi non si sono mai visti, uno scappellotto sulla nuca di Lorenzo, che per dargli i baci, a Martina, potrebbe aspettare anche di essere in cortile, una pacca a dire a Nicola di mettersi lo zaino su entrambe le spalle, che sennò poi cresce tutto storto e se non ci pensa ora a queste cose poi è troppo tardi.
Giusto un attimo di pausa, ad aspettare che gli schiamazzi si posino a terra. Che alle elementari, se la maestra sta più di dieci secondi a guardarti in silenzio, proprio senza dire niente, tutti cominciano a zittirsi, perché "a cosa starà pensando, la maestra?", è una domanda troppo complicata, per uno di sette anni, di quelle che non puoi pensarci e fare casino contemporaneamente.
Poi, con voce dolcissima:
Ecco, bambini, mettetevi in fila, e andatavene tutti a fanculo dandovi la manina, a due a due.