L'amore è un processo stocatisco

L'amore è un processo stocatisco

Dichiararsi ma con cautela. Incertezza finché morte non ci separi. Senza impegno, come nelle televendite, quelle di Giorgio Mastrota.

24 Gennaio 2007

Che poi a me. A me che lo conoscevo da tutto quel tempo (tre anni e mezzo): a me Nico poi me lo raccontò come era andata quel giorno con Cristina. Era un bisogno più suo che mio, quello di scendere un attimo nei particolari: che quando metti su una cosa così grande come due che non si lasciano più e poi fanno l'amore tutte quelle volte, non è che puoi cavartela con un "gli passò una mano tra i capelli e..." — sarebbe un po' come mancarle di rispetto, a quella cosa grande lì, a cavarsela così.

E allora poi me lo disse, Nico, che lei gli passò una mano tra i capelli e gli domandò, semiseria che ancora non aveva smesso di ridere:

  • Posso dirti una cosa?

Per maggiori informazioni sui tempi di decadimento di una risata, sfogliate la breve pubblicazione Di quando scoppiai a ridere, ovvero del perché un verbo così brutto come scoppiare per una cosa così bella come ridere, ad opera del colonnello dei Marines Graham McBride, impazzito di ritorno dal Vietnam e morto pochi mesi dopo nel suo letto, soffocato da una crisi isterica post-traumatica da stress.

Comunque. Nico era sempre lì che pensava alla sciarpa, ai pupazzi di neve e a quella faccenda che ci son dei momenti che vorresti a tutti i costi qualcosa da stringere e chissà perché alla fine poi son sempre quelli, i precisi momenti che non la trovi mai, e dico mai, una cosa da stringere. Però si sentì rispondere, sovrappensiero che ancora c'aveva i pugni che gli dolevano da quanto aveva stretto ("dolere", senti che poesia):

  • Dimmi...

«E lì che ne so», mi diceva lui, «che ne so: sarà che mi era venuto fuori un "dimmi" che più che un invito a continuare suonava come una speranza, sarà che mi era venuto fuori un "dimmi" che più che un passaggio di testimone in un dialogo innocuo sembrava una preghiera, sarà che mi era venuto fuori un "dimmi" che più che un dimmi e basta significava "ti supplico, dimmi che mi ami"».

  • Sarà che non c'è il mare a Praga.

Proposi io, ma lui mi guardò strano, me lo ricordo, che ancora non gliel'avevo spiegata, a Nico, quella cosa del mare a Praga. E allora mi fermai subito, rendendomi conto che a non conoscerla, quella cosa lì del mare e di Praga, poteva quasi sembrare che volessi rovinare tutta latmosfera del racconto. E invece no: ma, a quei tempi, lo sapevo solo io, che invece no.

  • Scusa, continua...

Insomma, che ne so, mi disse: sarà. È che lei a quel punto si sentì in dovere di specificare, come fanno tutte le donne di qualunque età nel momento clou, che son vinte da un bisogno irrefrenabile di precisare, di mettere le mani avanti, di prepararsi il cuscino per terra nel caso in cui dovessero cadere o chissà cosa.

  • Senza impegno però, ok?

A Nico, gli venne spontanea, l'associazione:

  • Come nelle televendite?
  • Mhm... sì, come nelle televendite.
  • Ok, senza impegno.

Fu a quel punto che a Cristina, con quegli occhioni azzurri persi dietro il cappello di lana rossa più grande di lei. Fu a quel punto che le scapparono quelle parole buffe:

Mi sa che ti amo.

Che nella vita, mica è d'obbligo essere sempre sicuri di tutto. Che nella vita, lasciarsi il beneficio del dubbio, è una forma di difesa anche quella.

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