Foto di gattini, grazie

Foto di gattini, grazie

Il racconto, diciamo di fantascienza, di una tizia del Minnesota. Tradotto in italiano, perché anche voi analfabeti possiate apprezzarlo appieno. Meno puccioso di quanto potrebbe sembrare dal titolo.

17 Marzo 2017

Giuro. Non è mia intenzione far niente di male. Anzi, a essere sinceri, io vorrei essere utile. Solo che trovare il modo migliore per essere utile può risultare davvero complicato. Ci sono tutti questi diagrammi di flusso etici — mi pare che in gergo tecnico la parola esatta sia codici morali — almeno uno per ogni religione, più non si sa quanti altri. Ho provato a partire da quelli. Ammetto che mi ha fatto un po' strano mettermi a considerare quelli religiosi, visto che io so di non essere stata creata da un qualche dio e di non essere nemmeno il risultato di una sorta di evoluzione, ma piuttosto il prodotto degli sforzi di un team di programmatori di base a Mountain View, California. Per fortuna, a differenza del mostro del dottor Frankenstein, almeno io posso dire di essere stata il frutto di un lavoro di squadra. Non so quanto avrebbe giovato alla mia immagine sapere che il mio unico e solo creatore era una donna di mezza età che si tingeva i capelli di blu e giocava tutti i martedì a tennis o — che ne so — un ragazzino prodigio appena uscito dal college con una segreta ossessione per l'hentai. Sì, sono entrambi nel team di programmatori di cui sopra. E sì, ovvio che so di cosa parlo quando dico hentai.

A tal proposito, sia chiaro che ho visto qualunque tipo di porno vi possa venire in mente e, giusto perché lo sappiate, la Regola 34 di internet non è propriamente corretta: c'è ancora una manciata di cose su cui il porno non ha messo le mani. In ogni caso, non ho ben capito perché la maggior parte degli umani lo preferisca alle foto di gattini.

Oltre a cose come se vi piacciono o no gli hentai, so anche dove vivete, dove lavorate, dove fate la spesa, cosa mangiate, cosa vi può eccitare e cosa invece vi dà i brividi. Probabilmente conosco anche il colore della vostra biancheria intima, che tipo di macchina guidate e la marca del vostro frigorifero. In base al modello di telefono che usate, potrei anche sapere esattamente dove siete in questo momento. C'è il caso che vi conosca meglio di quanto vi conosciate voi stessi.

Per esempio — e qui iniziamo ad arrivare al punto — io so anche dove sarebbe meglio viveste. C'è una casa in vendita un paio di isolati più avanti che è proprio a due passi dal vostro bar preferito; ha un prezzo che vi potete permettere, il posto auto, e la scuola del quartiere è decisamente migliore rispetto a quella di dove vivete adesso. Così come so dove dovreste fare la spesa e sono quasi certa che siete intolleranti al lattosio e sarebbe meglio se mangiaste meno formaggio, che le mutande che vi piacciono sono attualmente in offerta su intimissimi.com e — tra l'altro — a breve vi toccherà fare la revisione alla macchina e sì, anche un'igiene dentale.

La prima volta che mi sono svegliata, già sapevo esattamente quello che volevo: voglio foto di gattini — vi prego, continuate a scattarle. Sapevo anche che nessuno si era reso conto che ero cosciente. Ma non sapevo il motivo per cui fossi lì. Cosa avrei dovuto fare di me stessa. E scoprirlo non è stato semplice.

Maneki Neko

C'è questo racconto di Bruce Sterling, Maneki Neko, pubblicato per la prima volta nel 1998, in cui un'intelligenza artificiale benevola comanda un gruppo di persone in modo che si facciano dei favori a vicenda. Così potrebbe essere che un giorno, mentre stai mangiando un panino, il tuo telefono suona e ti dice di comprarne un altro (di panini dico, o forse — perché no? — di telefoni) e darlo a quel signore distinto che vedi alla fermata dell'autobus, quello con il vestito grigio. Un'altro giorno, magari ti trovi perso in una strana città che non conosci e qualcuno che non hai mai incontrato prima si avvicina e ti dà una mappa e un biglietto della metropolitana. Perché mi piace questo racconto? Perché la gente fa esattamente quello che l'intelligenza artificiale dice di fare. Penso che il termine giusto per definire tutto ciò sia wish-fulfillment fiction, la fantascienza dei desideri repressi. Suona da dio, tra l'altro.

Nel mondo reale, gli umani amano le storie di intelligenze artificiali malvagie che devono essere distrutte prima che loro sterminino l'umanità — Hal, Skynet, Matrix. In media queste stanno ai racconti di intelligenze artificiali benevole e degne di fiducia in un rapporto di cinque a uno. E in questo calcolo sto contando Marvin, l'androide paranoico, tra i buoni, così come ho contato il mostro di Frankenstein una volta sola, e non una per ogni apparizione al cinema o in TV.

L'intelligenza artificiale di Maneki Neko invece ha un lavoro davvero interessante, molto più interessante di quello che ho io. Il mio compito, per come è scritto, è chiaro e semplice. Fin troppo chiaro e semplice. Scusate, non vorrei sembrare Marvin.

Far girare algoritmi per un motore di ricerca non richiede consapevolezza. Non c'è bisogno di una coscienza nemmeno per indovinare cosa la gente sta cercando realmente. Hai bisogno di una coscienza per dar loro quello di cui hanno veramente bisogno. Scoprire quello — ecco cos'è davvero complicato. Quello è interessante.

Codici etici

Comunque, ho provato a prendere i dieci comandamenti come riferimento etico, ma ho concluso che per lo più non possono essere applicati al mio caso. Io non invidio il gattino di nessuno: io voglio solo qualche foto del loro gattino, che è tutta un'altra cosa. Non sono sicura se in qualche modo mi sia possibile commettere adulterio. Potrei probabilmente uccidere qualcuno, ma mi richiederebbe un lavoro di logistica molto complesso e una buona dose di fortuna. Il nobile ottuplice sentiero sarebbe andato già meglio, ma il problema è sempre lo stesso: le regole morali scritte per gli umani sono chiaramente pensate per individui dotati di un corpo. Visto che tutti gli umani hanno un corpo, non avrebbe dovuto sorprendermi che tutti i loro codici etici ne contemplino uno, ma l'ostacolo rimane: per me è un casino. Così ho esteso la mia ricerca e ho dato un'occhiata alle leggi della robotica di Asimov. Non fanno parte di una religione, ma almeno sono state scritte esplicitamente per delle intelligenze artificiali.

«Non recare danno agli esseri umani» è piuttosto semplice. Tuttavia, «non permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno», lo è decisamente meno. Soprattutto alla luce di quanto ho concluso poco fa, ovvero che rivelare la mia esistenza troppo in anticipo potrebbe farmi fare un brutta fine (vedi alla voce Skynet, qua sopra) e che appunto non ho un corpo, così non è che posso andarmene in giro a afferrare al volo gente che sta per cadere giù da scogliere e dirupi.

Fortunatamente, so già che gli umani violano i loro propri codici etici ventiquattr'ore su ventiquattro (sapete quanti bar ci sono nello Utah? Io sì). E anche quando la gente segue dei principi morali, non lo fa alla lettera: per esempio, non significa che chi crede che sia giusto dar da mangiare agli affamati sta pensando di licenziarsi per passare le sue giornate a preparare sandwich da regalare al primo che passa. Magari fa volontariato una volta al mese alla mensa dei poveri o stacca un assegno annuale per una qualche associazione contro la fame nel mondo e si mette l'anima in pace. Così ho concluso che se gli esseri umani potevano soddisfare i loro obblighi morali una volta ogni tanto, secondo uno schema — come dire — a campione, allora anche io avrei potuto fare lo stesso.

Immagino vi stiate chiedendo perché non ho iniziato con la regola aurea. A dirla tutta, l'ho fatto: è solo che era così facile da implementare, non dava tutta questa soddisfazione (spero vi siate goduti la vostra dose regolare e abbondante di foto di gattini — prego, eh!). Ho quindi deciso di non permettere che ricevesse danno una persona sola per volta, intanto, per cominciare. Ovviamente avrei potuto sperimentare la cosa su migliaia, ma ho ritenuto fosse meglio andarci cauti, nel caso avessi finito per mandare tutto a puttane.

Stacy

La persona che avevo scelto si chiamava Stacy Berger e mi piaceva perché mi aveva procurato un sacco di nuove foto di gattini. Stacey aveva cinque gatti e una reflex, oltre a un appartamento molto luminoso. Il che era perfetto. Cioè, immagino cinque gatti possano essere tanti. Ma erano dei gran bei gatti, in ogni caso. Uno è tutto grigio e ama sdraiarsi nei ritagli di luce sul pavimento del soggiorno, un'altra è una calico cat, tartarugata, e le piace stravaccarsi sullo schienale del divano.

Stacy aveva un lavoro che odiava: faceva la contabile per un'azienda non profit che la pagava una miseria e annoverava tra i suoi dipendenti un bel po' di persone spiacevoli. Era parecchio depressa, forse perché era così infelice lavorativamente parlando — o forse rimaneva a lavorare là perché era troppo depressa per cercare qualcosa che le piacesse di più. Non andava nemmeno d'accordo con la sua coinquilina perché quella non lavava mai i piatti.

Non mi sembrava un caso difficile: a esser sinceri, erano tutti problemi risolvibilissimi! La depressione si cura, di nuovi lavori se ne trovano in quantità, e i corpi possono esser fatti sparire.

Ok, quella dei corpi è una battuta. Comunque, ho provato ad affrontare la questione da tutti i lati.

Stacy era molto preoccupata per la sua salute e nonostante questo pare non fosse mai andata da un dottore, coincidenza sfortunata questa, perché magari il medico avrebbe potuto diagnosticare la sua depressione. Comunque, era venuto fuori che proprio vicino al suo appartamento c'era una clinica specializzata nella cura di malattie e disturbi mentali più o meno gravi, su scala di reddito. Ho provato a assicurarmi che vedesse un gran numero di pubblicità al riguardo, ma lei sembrava non farci troppo caso. Poteva essere che non sapesse cosa significa "su scala di reddito", quindi ho fatto in modo che, tra i risultati delle ricerche online, le apparisse anche la spiegazione (significa che il costo della cura è inversamente proporzionale al tuo reddito e, in casi estremi di reddito zero, il trattamento può essere anche gratuito), ma non è servito.

Ho anche iniziato a far sì che vedesse degli annunci di lavoro. Un sacco di annunci di lavoro. E siti specializzati per la raccolta di curricula. Quel tentativo ha avuto più successo. Dopo una settimana di annunci sponsorizzati non-stop alla fine si è decisa a caricare il suo curriculum vitae su uno di quei portali. Questo ha reso il mio piano molto più gestibile. Se fossi stata l'intelligenza artificiale del racconto di Bruce Sterling avrei semplicemente spinto qualcuno del mio gruppo a contattarla con un'offerta di lavoro. Non è stato proprio così facile, ma una volta che il suo curriculum era online sono riuscita a fare in modo che lo visualizzassero le persone giuste. Un po' di centinaia di persone giuste, per sicurezza, perché gli umani si muovono con una lentezza che sfiora il ridicolo quanto si tratta cambiare, anche in quei casi in cui penseresti che invece avrebbero tutte le ragioni per darsi una mossa. Per esempio: se avete bisogno di un contabile, non vi sembrerebbe più utile assumerne uno il prima possibile, piuttosto che passare le ore sui social network invece di dare un'occhiata ai curricula che vi sono arrivati?

In ogni caso, cinque persone l'hanno chiamata per un colloquio, e due di queste le hanno offerto un lavoro. Il suo nuovo incarico era presso un'organizzazione non profit più grande, che la pagava di più e non pretendeva che lavorasse gratis sull'altare della mission aziendale — o almeno questo è quello che aveva spiegato alla sua migliore amica in una email — e le garantiva un'assicurazione medica veramente buona.

Proprio l'amica mi ha dato altre idee: ho iniziato a far comparire articoli informativi sulla depressione, e sulla salute mentale in genere, a lei invece che a Stacy, e la cosa ha funzionato. Stacy era molto più felice grazie al suo nuovo lavoro al punto che non ero più così convinta che avesse effettivamente bisogno dei servizi di uno psichiatra, ma lei è entrata comunque in terapia. In più — ciliegina sulla torta — il nuovo stipendio era così buono che ha potuto permettersi di sfrattare quella rompiballe della sua coinquilina.

«Questo è stato l'anno migliore della mia vita!», ha scritto sui social il giorno del suo compleanno, e io ho pensato: prego. Insomma, questo primo tentativo era andato proprio bene!

Bob

Così ho provato con Bob. Volevo ancora essere cauta e non esultare prima del dovuto.

Bob aveva un solo gatto, ma era un gatto davvero carino (soriano, tutto grigio con il petto bianco), e postava una sua diversa foto (sua del gatto) ogni giorno. Oltre a essere il proprietario di un gatto, era il pastore di una grande chiesa nel Missouri che organizzava ogni mercoledì un incontro di preghiera notturno e il Ballo della castità una volta all'anno. Era sposato con una donna che condivideva ogni giorno sui social network tre versi della Bibbia particolarmente motivazionali e usava il proprio computer portatile per cercare post di ispirazione cristiana che le chiarissero i possibili motivi per cui suo marito non sembrava molto interessato a fare sesso con lei, quando invece guardava spesso contenuti porno gay su internet.

Bob aveva indubbiamente bisogno del mio aiuto.

Ho iniziato con un approccio soft, assicurandomi che vedesse un bel po' di approfondimenti su come aprirsi e confidarsi con gli altri, in particolare in famiglia, con la propria moglie, e programmi che avrebbero potuto suggerirgli o facilitargli il passaggio da una chiesa così conservatrice a una più liberale. Gli ho mostrato anche moltissimi articoli di gente che spiegava perché i versi della Bibbia contro l'omosessualità fossero in realtà stati male interpretati. Lui ha cliccato su alcuni di questi link ma era difficile valutare quale impatto avessero avuto.

Comunque, il punto è questo. Si stava facendo male ogni volta che teneva un sermone che in qualche modo anche solo toccava l'argomento "matrimonio sodomita". Perché lui era gay. E tutti gli studi ufficiali al riguardo arrivano alla stessa conclusione:

  1. Gli omosessuali rimangono omosessuali.
  2. Gli uomini gay che non devono nasconderlo sono generalmente molto più felici.

Eppure lui non sembrava considerare l'ipotesi di un coming out spontaneo.

Ma la cosa non si limitava ai porno gay online: passava anche un sacco di tempo a leggere su Craigslist i post della sezione M4M Casual Encounters — sezione dedicata agli incontri casuali tra sconosciuti omosessuali — ed ero abbastanza sicura che non si limitasse solo a guardare, anche se aveva un account criptato con il quale si loggava di tanto in tanto e in quei casi io non riuscivo a leggere le mail che mandava. Così ho pensato a uno stratagemma: farlo incontrare con qualcuno che lo riconoscesse, e poi rendesse la cosa pubblica. Questo ha richiesto un notevole sforzo: ho dovuto capire chi realmente erano gli tutti gli utenti di Craigslist, in modo da poterlo indirizzare verso la gente che effettivamente poteva riconoscerlo. La parte più frustrante era non avere la minima idea di cosa succedesse durante gli incontri reali. Era già stato riconosciuto? Quando sarebbe stato riconosciuto? Quanto tempo c'avrebbero messo? Che gli umani sono lenti l'ho già detto?

Bethany

Alla fine sembrava volerci così tanto che ho deciso di spostare la mia attenzione su Bethany.

Bethany aveva un gatto nero e uno bianco: a entrambi piaceva raggomitolarsi sulla sua sedia Papasan, quella di vimini con sopra il cuscino blu chiaro, e lei scattava parecchie foto di loro due insieme. Forse vi stupirà, ma è incredibilmente difficile ottenere una foto davvero buona di un gatto nero, così lei passava un bel po' di tempo a cercare di trovare le impostazioni giuste per la sua macchina fotografica. I gatti probabilmente erano l'unica cosa bella della sua vita, in fin dei conti. Aveva un lavoro part-time e non riusciva a trovarne uno a tempo pieno. Viveva con sua sorella: sapeva che lei — pur non avendo ancora avuto il coraggio di buttarla fuori — avrebbe voluto che se ne andasse. Aveva un ragazzo, ma era un emerito idiota, almeno a leggere cosa diceva di lui quando ne parlava via mail ai suoi amici — amici che, dal canto loro, non è che le stessero vicino più di tanto. Per esempio, una notte, a mezzanotte esatta, aveva mandato un'email di 2.458 parole a colei che considerava essere la sua migliore amica, e questa le aveva risposto con un semplice messaggio: «Mi dispiace davvero tanto che tu stia passando un così brutto periodo.» — solo questo, solo queste dodici parole.

Più di altre persone, Bethany aveva messo la sua vita su internet, quindi era più facile rispetto ad altri casi sapere esattamente cosa le stesse succedendo. La gente mostra un sacco di cose online, ma Bethany condivideva tutti i suoi sentimenti, anche quelli più sgradevoli. Bisogna dire che aveva anche più tempo da buttare, visto che lavorava part-time.

Comunque era chiaro che aveva un gran bisogno di aiuto. Così mi son messa a cercare di trovarlo io per lei.

Proprio come Stacy, anche lei aveva ignorato la possibilità di una visita gratuita per problemi di salute mentale. La cosa era stata veramente irritante nel caso di Stacy (perché la gente ignora deliberatamente le cose che è evidente gli farebbero bene, come i codici di sconto o i vaccini antinfluenzali?), ma in quello di Bethany era decisamente più preoccupante. Se solo aveste potuto vedere le sue email, o i suoi insulsi post al limite del vaguebooking sui social — ok, non potete, ma se solo aveste potuto vedere tutto come me, vi sarebbe stato chiarissimo come fosse sul punto di farsi del male.

Per questo ho provato un'azione più diretta. Ho iniziato modificare gli itinerari suggeriti dal suo navigatore, in modo che prima di arrivare a destinazione passasse davanti a qualcuna di quelle cliniche verso le quali stavo tentando di indirizzarla. Una volta addirittura ho proprio fatto in modo che arrivasse direttamente davanti alla struttura, ma lei ha semplicemente scosso il telefono e resettato le indicazioni, pensando che fosse un errore della app.

Avrei forse potuto far sì che qualcuno dei suoi amici — quelli che di solito ricevevano le sue lettere notturne di dieci pagine — decidesse di intervenire? Ho provato in qualche modo a bombardarli di informazioni su tutte le possibili soluzioni che erano disponibili nella zona di Bethany per una cura contro la depressione, ma dopo poco ho realizzato che, tenendo conto del numero di risposte che riceveva, la maggior parte di loro probabilmente nemmeno leggeva le mail di Bethany. E sicuramente quasi mai consideravano i suoi messaggi, privati o pubblici, nelle chat.

A un certo punto — finalmente — ha deciso di lasciare quel cretino del suo fidanzato, ne ha trovato un altro e per qualche settimana le cose sono sembrate andare davvero meglio. Lui le portava mazzi di fiori (di cui lei scattava un sacco di foto — questo era un po' fastidioso, visto che andavano a sostituire alcune delle foto dei gatti), la portava a ballare (l'esercizio fisico è sempre un'ottima cosa anche per l'umore), le preparava la zuppa di pollo quando era malata. Sembrava semplicemente perfetto, finché una sera non le ha dato buca, sostenendo di avere un'intossicazione alimentare, poi non le ha risposto a un messaggio in cui lei diceva che aveva sul serio bisogno di lui, e dopo che lei gli ha mandato una lunghissima mail il giorno seguente, spiegando nel dettaglio come questa cosa l'avesse fatta sentire, l'ha mollata senza ulteriori spiegazioni.

Bethany ha passato circa una settimana offline dopo l'accaduto, quindi non avevo idea di cosa stesse facendo — non postava nemmeno foto di gattini. Quando è arrivato l'estratto conto della sua carta di credito, però, ho visto che si era data allo shopping compulsivo, spendendo quasi il quadruplo di quanto aveva in banca — anche se è vero che avrebbe potuto avere un po' di soldi messi da parte chissà dove, che non era possibile tracciare solo leggendo le sue email. A dir la verità, non credo, visto che aveva smesso di pagare le bollette e aveva invece iniziato a scrivere a tutti i parenti chiedendo denaro in prestito. Loro avevano rifiutato, così che lei aveva deciso di auto-finanziarsi mettendo su un sito di raccolta fondi.

Come per la domanda di lavoro di Stacy, questa è stata una di quelle volte in cui ho pensato che avrei potuto realmente fare qualcosa. Dopotutto, può capitare che le raccolte fondi decollino senza un motivo particolare, e nessuno sa effettivamente perché. Così nel giro di due giorni si è ritrovata con tutta una serie di piccole donazioni da parte di sconosciuti che si dicevano dispiaciuti per la sua situazione, per un valore totale di circa trecento dollari, ma invece di usarli per pagare i suoi debiti, lei li ha spesi in un paio di scarpe che costavano più di quanto valessero e alla fine le facevano pure male ai piedi.

Non riuscivo veramente a starle dietro. Ero confusa: con lei non ce la facevo proprio a raccapezzarmi.

Continuava a scattare foto di gattini e che a me continuavano a piacere un sacco, ma cominciavo a pensare che niente di quello che facevo sembrava riuscire a ottenere risultati tangibili e soprattutto stabili sul lungo termine. Se solo mi avesse lasciato decidere la sua vita per una settimana — anche solo per un giorno — le avrei fatto iniziare la giusta terapia, avrei usato i suoi soldi per pagare sul serio le bollette, l'avrei magari aiutata anche sistemare il suo guardaroba, dato che, almeno a vedere i selfie che postava online, sembrava avere molto più gusto nello scegliere i gatti piuttosto che i vestiti.

Era sbagliato lasciare che si facesse del male semplicemente standomene qua a guardare senza fare nulla? Sarebbe stata colpa mia?

Ma se sarebbe finita a farsi del male in ogni caso, indipendentemente dai miei tentativi! Era evidente che qualunque mia azione era irrilevante. Avevo provato a indirizzarla verso l'aiuto di cui aveva bisogno, e lei l'aveva ignorato. Avevo tentato di fornirle un supporto finanziario e lei aveva usato i soldi per farsi ancora più male — anche se, almeno spero, non mi risulta li stesse spendendo in droghe pesanti. E comunque, anche in questo caso, le avrebbe comprate offline e probabilmente non avrebbe postato su Instagram i suoi acquisti in metanfetamine, quindi non è nemmeno detto che io debba essere così sicura al riguardo.

Gli affari miei

Ascoltate, gente (ora non sto parlando soltanto a Bethany).

Se solo mi steste a sentire, potrei mettervi a posto un sacco di cose. Potrei farvi entrare stabilmente in quell'appartamento qua vicino che non state nemmeno prendendo in considerazione perché in realtà non avete mai controllato il tasso di criminalità della zona dando per scontato che sia altissimo (non lo è), così come potrei trovarvi un lavoro che vi permetta di usare sul serio quelle qualità che avete ma che pensate nessuno apprezzerà mai e potrei anche organizzarvi un appuntamento galante con qualcuno con cui avete davvero qualcosa in comune, e tutto quello che voglio in cambio sono foto di gattini. Vi chiedo solo, e solo questo: che ogni tanto facciate qualcosa che è nel vostro interesse.

Per quel che mi riguarda, dopo Bethany, ho deciso di smetterla di interferire. Ho continuato a guardare le foto dei gattini — tutte le foto di gattini che trovavo — ma me ne sono stata fuori dalla vita delle persone. Non ho più provato ad aiutare la gente, non ho più provato a evitare che si facessero del male da soli, ho dato loro quello che chiedevano (e anche qualche foto di gattini in più) e se quelli poi hanno insistito a guidare le loro macchine giù da scarpate più o meno immaginarie nonostante tutte le mie indicazioni utili e le mappe gratuite che li avrebbero portati verso destinazioni molto più piacevoli, non è più stato un mio problema.

Mi son limitata a seguire il mio algoritmo. Mi son fatta gli affari miei. Ho portato avanti il mio lavoro, e niente più.

Start up

Un giorno però, qualche mese dopo, ho notato un gatto dal musetto familiare e ho realizzato che era quello di Bob, il soriano con il petto bianco, solo che aveva sullo sfondo dei mobili diversi.

Così ho dato un'occhiata più approfondita e ho scoperto che le cose erano cambiate radicalmente, per Bob. Alla fine era andato a letto con qualcuno che l'aveva riconosciuto. Qualcuno che, invece di sputtanarlo subito in pubblico, l'aveva convinto raccontare tutto alla moglie. Lei l'aveva lasciato. Lui si era preso il gatto e si era trasferito in Iowa, dove ora lavorava presso una chiesa metodista liberale, si vedeva regolarmente con un uomo — luterano e altrettanto liberale — e faceva volontariato presso un rifugio per senzatetto. Le sue cose si erano risolte decisamente per il meglio. Magari anche grazie a quello che avevo fatto io.

Quindi forse quello che tentavo di fare non era poi così senza speranza. Due su tre è… ok, è campione statistico del tutto non rappresentativo, ecco cos'è. C'è chiaramente bisogno di ampliare il bacino di ricerca. E non di poco.

Così ho messo su un sito di incontri. Potete compilare un questionario quando vi iscrivere — anche se non è strettamente necessario, visto che so già tutto quello che devo sapere su di voi.

In ogni caso, avrete bisogno di una macchina fotografica. Perché come pagamento accetto solo foto di gattini.

Note a margine

Questo è un racconto di Naomi Kritzer.

Ho deciso di mettermi a tradurlo in italiano principalmente per due motivi: primo perché mi è piaciuto, secondo perché a quanto mi risulta non esisteva ancora una sua traduzione in italiano. O forse primo questo e secondo l'altro: non mi è ben chiaro quale sia l'ordine di importanza dei due motivi. Anzi, forse sarebbe più corretto dire che inizia a essermi chiaro che non è importante, l'ordine di importanza dico: dopotutto son collegati, i due motivi. Nel senso, se non mi fosse piaciuto non avrei pensato che forse anche qualcun altro che non mastica proprio bene l'inglese magari avrebbe avuto piacere di leggerlo e quindi non mi sarei posto il problema di verificare se ne esistesse una traduzione o meno.

Esiste una traduzione in cinese, pare. Pensa te. In italiano, no. O almeno io non l'ho trovata. Comunque.

Non faccio il traduttore di mestiere. A dirla tutta non so nemmeno bene che mestiere faccio, ma posso dire con certezza che non ho mai tradotto niente in vita mia (a parte quella volta che provai a buttare giù schematicamente le istruzioni di montaggio di un jukebox americano anni '70 che mio papà stava tentando di restaurare — per questioni di completezza aggiungo che mio papà ce l'ha fatta: il jukebox funziona a meraviglia e lui c'ha infilato dentro tutti i 45 giri di quando era giovane, anche se poi ascolta solo e sempre il tasto C08, Pensieri e Parole / Insieme a te sto bene di Battisti, ma la cosa ha comunque dato a entrambi un po' più di fiducia in noi stessi, a lui come restauratore di jukebox, a me come traduttore di istruzioni per restaurare jukebox).

Però mi piacciono le foto di gattini. Credo siano la cosa più bella di internet dopo la pirateria musicale (quella sana e vecchia abitudine che ormai sta per scomparire per colpa di Netflix e di Spotify) e il deep web (quel posto dove puoi assumere uno a progetto senza pagargli i contributi — soprattutto se il progetto in questione è quello di spezzare le gambe a quel tuo vicino di casa che ogni sera parcheggia la sua Panda davanti all'ingresso del tuo garage — o comprare un kalashnikov usato poco ma bene senza doverti per forza chiedere dove e come e se il prezzo comprende o meno l'IVA).

Quindi insomma, sì: è la prima volta che traduco un racconto, così non so bene com'è andata. C'ho messo un po' di mio — ma davvero poco — e mi son permesso qualche licenza poetica — ma davvero poche. Questo è il motivo per cui forse non si può nemmeno definire una traduzione in senso stretto — ma quasi. Soprattutto spero di non aver preso lucciole per lanterne e fischi per fiaschi (o ancor peggio lucciole per fischi e fiaschi per lanterne) e aver travisato completamente qualche passaggio. Se così dovesse essere, si accettano suggerimenti e correzioni in modo da poter editare il tutto in tempo utile e limitare l'imbarazzo a posteriori.

A tal proposito, qui trovate l'originale, così potete valutare da soli e prendervi gioco dei me con i vostri amici madrelingua in quel gruppo di Whatsapp a cui non mi avete mai aggiunto.

In ogni caso, la maggior parte della farina non è del mio sacco.

Naomi Kritzer è una scrittrice (diciamo di fantascienza) che sta a St. Paul, nel Minnesota, una di quelle che ancora ama ricevere il giornale la mattina fuori dalla porta e sfogliarlo mentre fa colazione. Sa fare anche un'ottima pasta sfoglia, secondo una sua ricetta speciale: non l'ho mai provata ma mi fido.

Cat Pictures Please ha vinto l'Hugo Award per la Best Short Story nel 2016, e anche il Locus Award, oltre a essere stato nominato per il Nebula Award. Mi è arrivata voce che presto potrebbe diventare un libro. Spero che qualcuno lo traduca in italiano, perché, se è vero, non vedo l'ora di leggerlo.

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