La fine del comunismo in Toscana durante una giornata al circolo ARCI di Bagno a Ripoli con degli improbabili fan di Forza Italia e la nipote di Mubarak: ovvero del perché Berlusconi vince sempre.
21 Febbraio 2011
Son cose che succedono al Circolo ARCI di Bagno a Ripoli. Che l'ambientazione è tutto, come diceva Ilario Tognozzi, sceneggiatore di filmetti soft-porn di serie B (zona retrocessione) quando posizionava il vaso di fiori finti da inquadrare come stacco tra una scena zozza e l'altra.
E allora andiamo subito ad approfondire l'ambientazione con qualche informazione in più (rigorosamente non richiesta, ci mancherebbe) sul contesto.
Bagno a Ripoli è un posto subito fuori Firenze. Firenze Sud, per la precisione. Tipo se sei in centro, a Firenze dico, prendi un Lungarno a caso, vai contro corrente per un po', a un certo punto giri a destra e cammina cammina sei arrivato a Bagno a Ripoli.
Firenze è un posto in Toscana, abbastanza importante, come posto dico. La Toscana è un posto che si vota comunista, questo lo sanno anche i bambini. Anche i bambini di Gussago in provincia di Brescia dico, loro che appena nati li battezzano nel Po e gli mettono il bavaglio verde invece che quello di Winnie the Pooh.
I Pooh sono un gruppo ridicolo a cavallo tra gli anni '60, agli anni '70, gli anni '80, gli anni '90 e ancora oggi si fanno vedere in giro, ma questo non c'entra niente.
Torniamo a noi. Torniamo all'ambientazione, al contesto.
L'ARCI è un'associazione a delinquere, né più nemmeno di qualunque altra associazione al giorno d'oggi.
Il giorno d'oggi è un giorno in cui nessuno più fa il suo mestiere, mica come un tempo, quando il Partito faceva il partito, la Federazione Giovanile faceva la federazione giovanile, l'ARCI l'ARCI, i fonici i fonici. Oggi invece la Federazione Giovanile fa i casting per il Grande Fratello, i fonici si giocano il primo posto nell'immaginario collettivo con un modenese, i Circoli ARCI si confondono con i Circoli della Libertà e il Partito risulta non pervenuto. Da anni, ormai.
Anche in Toscana. Anche a Bagno a Ripoli.
E pensare che nonostante tutto questo. Nonostante tutto questo pessimismo cosmico leopardiano sul giorno d'oggi. Nonostante tutto questo scoramento figlio della rivoluzione borghese del diciottesimo secolo, direbbe Max Weber. Nonostante tutto questo schifo persistente che ti fa rimpiagere non dico quando c'era Lui che i treni arrivavano in orario, ma almeno l'impero austro-ungarico, o almeno il granduca Leopoldo, pace all'anima sua.
Ecco. Nonostante, dicevo.
Nonostante questo, il circolo ARCI di Bagno a Ripoli, così a una prima occhiata, sembra ancora uno di quei posti incantati dove i vecchini hanno settant'anni ma la vitalità di un ventenne, sanno a memoria le carte del tressètte prima ti arrivino in mano, e bevono il Fernèt come se fosse acqua bestemmiando i Santi a volte in prosa a volte in poesia, ma sempre tra una sigaretta senza filtro e l'altra. Uno di quei posti che il tempo sembra si sia fermato al 1955, uno di quesi posti che ti senti libero di nominare Gramsci senza che quelli intorno si chiedano di cosa stai parlando, uno di quei posti che in porta nella Fiorentina ci gioca ancora Sarti.
Grande Sarti.
Dico sembra.
Perché poi entri e mentre la barista di quindici anni con le unghie finte e il trucco da nipote di Mubarak ti dice che lei il Fernèt non lo sa fare (neanch'io lo so fare, idiota — lo compro alla Coop) senti loro, alle tue spalle.
Loro sarebbero due vecchini di quelli lì, nati e cresciuti a Bagno a Ripoli, toscani fino all'osso e virtualmente bolscevichi da trenta generazioni.
E li senti dire, l'uno allaltro:
Oh, c'avrà anche i suoi difetti, ma le donne le sa sceglier bene.