Rapine di autofinanziamento fatte un po' per noia, un po' per protesta. Il lato oscuro di un famoso quartetto che sceglie di recitare il ruolo di Robin Hood della canzone italiana.
19 Maggio 2008
Ieri con Baldazzi alla Casa del Popolo si stava guardando un grande classico del thriller psicologico all'italiana. I soliti ignoti, per la precisione, che alla Casa del Popolo ogni sabato mattina alle nove e mezzo c'è il cineforum: cornetto e grappino gratis per tutti e proiezione sul maxischermo della sala biliardi — 13 pollici — di un film a caso. L'unico vincolo è che sia uscito tra la data di nascita e quella di morte di Togliatti.
Insomma si stava guardando I soliti ignoti al cineforum della Casa del Popolo, quando Baldazzi mi fa:
Ci ho fatto allora io Baldazzi mentre davo le carte.
Che alla Casa del Popolo tutti i sabato mattina quando c'è il cineforum poi tra il primo e il secondo tempo scatta il torneo di tressètte a squadre: chi perde viene retrocesso nelle file in fondo alla sala, dove per vedere il film ci vuole il binocolo. Pensa te, caro utente telescopico, che con queste regole c'è gente che non sa giocare a carte, oppure quelli sfortunati al gioco fortunati in amore, che in cinquant'anni non son mai riusciti a vedere il secondo tempo di un film, tipo Grisanti, che lui addirittura si è convinto che i film non finiscono mica, che loro servono a darti un'idea, uno spunto, che poi sta a te sviluppare e allora per dire, se a Grisanti ci chiedi che ne so, di raccontarti I 400 colpi lui ti dice che è la storia di un ragazzino che ha poca voglia di studiare e si diverte ad andare al cinema, finché un giorno all'improvviso non lo chiamano alla guerra dove ci muore sparato dai prussiani, una storia triste triste, dice Grisanti.
Ha detto Baldazzi passandosi una mano tra i capelli, che voleva significare che c'aveva una napoletana a cuori di mazzo.
Insomma dice il nonno di Baldazzi che le rapine di autofinanziamento delle Brigate Rosse le facevano nel tempo libero quelli del Quartetto Cetra. C'avevano un metodo infallibile, dice il nonno di Baldazzi, basato su un algoritmo che, a quelli del Quartetto Cetra, ce lo aveva lasciato in eredità Enrico Fermi prima di partire per l'America. A lui invece ce lo aveva spiegato un pronipote di Fibonacci, ai tempi dell'università, quando passavan le serate ubriachi fissi per i bar di Trastevere — ma questa è un'altra storia.
In pratica, dice Baldazzi che dice suo nonno, quelli del Quartetto Cetra entravan nelle banche mascherati: il primo del quartetto mascherato dal quarto del quartetto, il secondo del quartetto mascherato dal terzo del quartetto, il terzo del quartetto mascherato dal primo del quartetto, il quarto del quartetto mascherato dal secondo. In pratica erano il Quartetto Cetra travestito da Quartetto Cetra, ma a girare.
A volte, per confondere di più le cassiere, portavano con loro anche Gianni Minà travestito quando da Vittorio Emanuele II, quando da Marina Ripa di Meana. Raccoglievano in fretta il bottino e scappavano su una 2 Cavalli che gli aveva prestato un sosia di Fanfani. Che poi in realtà non si è mai scoperto se fosse proprio un sosia o Fanfani per davvero, ma a quelli del Quartetto non gli interessava: loro, bastava che la macchina fosse tenuta bene.
Lo facevano un po' per noia, un po' per protesta contro un sistema ideologicamente monopolizzato da Mike Bongiorno. Le BR non li hanno mai ringraziati pubblicamente, per evidenti motivi, ma non c'eran santi: stavan così, le cose, giura il nonno di Baldazzi.
E se dici che non era vero, se ti metti a ridere, anche solo se fai gli occhi di quello che non ci crede, lui, seduto sulla sedia a dondolo in mezzo al parcheggio della Coop (ce l'aveva messo Baldazzi nell'estate del 2001, quando Berlusconi disse che per non farli morire di caldo gli anziani andavan portati al supermercato, che lì c'era l'aria condizionata), inizia a battere i piedi e sbraita cristi e madonne in mezzo ai carrelli della spesa.
Non son mai riusciti a prenderli, dice. A parte il tizio che faceva il palo, ma solo perché quello era un coglione. Un certo Carmine.
Carmine era uno che gli aveva ciulato la morosa, al nonno di Baldazzi, nel '57.