Il critico musicale che era in Spineless è stato ammazzato appena nato, ma ogni tanto si rivolta nella tomba e organizza una seduta spiritica per mandare qualche pezzo a lindiependente.it. Più che recesioni e report, dei pipponi che non avete idea.
La canzone più strana del disco più strano dei Radiohead. Il grande fraintendimento che, da più di vent'anni, avvolge Treefingers, svelato.
So che il vostro cuore nero vi porterà a negare l'evidenza, ma qualcuno doveva pur dirvelo: anche i Joy Division hanno scritto una ballata. Si chiama New Dawn Fades.
Matthew Dear è un tipo buono per tutte le stagioni, a suo agio sia durante un compleanno di bimbetti che in mezzo al porcaio di una festa d'addio al celibato.
Gli Amnesia Scanner ci provano con il mainstream convinti di ricevere un due di picche e invece quello, contro ogni previsione, ci sta subito al primo appuntamento.
Di come tutta la serie di sfighe della tua vita può comunque non farti passare la voglia di ricostruire sorrisi: i tuoi e quelli di chi ti ascolta. Chiedete a Mark Oliver Everett.
Di come solista non vuol dire solo. Ovvero quel ragazzo con il codino e l'occhietto ammaccato che aveva preso alla lettera il poeta che amava ripetere: balla che ti passa.
Volume in senso di decibel, volume in senso di spazio: Justin Broadrick e GC Green giocano bene nello stretto e dimostrano di non aver perso un grammo della loro intensità sonora.
Poche band sono state associate a una canzone come gli Steppenwolf con il tema portante di Easy Rider. E pensare che, tecnicamente, manco l'avevano scritta loro.
Oliver Ackermann tiene sottocontrollo le sue crisi di astinenza da pedal junkie con il disco più accessibile del catalogo degli A Place To Bury Strangers. Si fa per dire, ovviamente.
Tra la nicchia e il mainstream, senza essere fondamentalmente nessuna delle due cose: i Decemberists provano per una volta a uscire dal loro paradosso, ma finiscono per rimanere a metà dell'opera.
Un disco che ti piace ma non sai perché, e alla fine pure chìssenefrega. In altri termini, gli Wombats che la sfangano anche questa volta, nell'unico modo di cui son capaci: facendo gli Wombats.
All'alba del terzo album, i Django Django fanno finalmente davvero centro: un disco intelligente e divertente, che mette in mostra un ricercato campionario di smorfie e le mischia con gusto ballerino.
I Black Rebel Motorcycle Club continuano la loro operazione di resistenza con un trucco semplice e banale solo in apparenza: riuscire a non essere né di moda, né fuori moda. Provateci voi, se vi riesce.
Un personaggio così bizzarro che manco lo diresti che è crucco, con un talento tutto suo per danzare sul filo del ridicolo senza diventare mai la caricatura di se stesso.
Archy Ivan Marshall torna dalla sua gitarella di piacere all'inferno fresco come una rosa appassita e ci lascia con consapevolezza che King Krule è a tutti gli effetti il progetto più innovativo degli ultimi anni.
Chi l'avrebbe mai detto che la più brava a rimanere a galla sulla cresta dell'indie sarebbe stata proprio la band su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo, nel lontano 2007?
Chi era Daniel Johnston? Il mito frainteso del più grande outsider del rock americano raccontato come una dolceamara favola folk underground. E tutti i danni collaterali che si è portato dietro la cosa.
Joshua Radin, dal vivo, va oltre il suo status di raccomandato dalla TV americana e dimostra che le sue canzoni valgono più della colonna sonora di una degenza in ospedale.
La band di Stuart Braithwaite, all'Estragon di Bologna, mette in scena l'ennesimo spettacolo perfetto in una carriera ventennale. Oggi come ieri, una semplice questione di imbarazzo nella scelta.
La felicità improvvisa di Beck, artista californiano che fino a oggi mai aveva tirato fuori una roba così upbeat, spensierata e radio-friendly. In una parola, così californiana, appunto.
Affinità e divergenze tra la companga Mackenzie Scott e se stessa. Il progetto Torres arriva alle soglie dell'età adulta: tra suggestioni sensuali e ambiguità di genere, un'esperienza di ascolto completamente immersiva.
James Lavelle rimane da solo alla guida del progetto UNKLE e la cosa dà dei risultati tutt'altro che deleteri. The Road: Part 1 è un meraviglioso concept album.
Musica elettronica sperimentale prodotta da un ingegnere del suono grunge? Esatto: la collaborazione tra Ben Frost e Steve Albini dà risultati insperati. O forse esattamente quelli che avremmo dovuto aspettarci.
Prevenire è meglio che curare, ma curare è meglio di niente. Di quando l'asse portante dei Radiohead c'ha provato a farlo con le zone terremotate di Marche e Abruzzo.
Pezzi da classifica e poche idee. O forse troppe. Sicuramente, ben confuse. Il disco di una boy band che prova a imitare i Foster The People. Con scarsi risultati, tra l'altro.
Simmetrie e asimmetrie di un Carnevale a metà. Geometria in due e tre dimensioni ripartire senza ripetersi né scontentare nessuno. Ovvero gli Arcade Fire al Firenze Summer Festival.
Ottimismo a prescindere ed empatia selettiva: tornano i Broken Social Scene con un disco che è proprio quello che ti aspetteresti dopo averli persi di vista per così lungo tempo.
Una parata di reduci dalla vita prima ancora che dalla musica. Lacrime, vino e polvere per le memorie dell'evento dell'anno, anche se chi era lì difficilmente riuscirà a dimenticare.